Tra carriera e vita privata, Ricky Gianco si è raccontato a tutto tondo ai microfoni di Oggi è un altro giorno. Il celebre cantante di Lodi è tornato sui suoi grandi amici nel mondo della musica, a partire da Gino Paoli: “Siamo rimasti soli, praticamente. Tutto il gruppo che c’era quando avevo 17 anni non c’è più. Io non mi rendevo conto di essere in mezzo a loro. Purtroppo la vita è quella che è, sono morti quasi tutti. Siamo rimasti solo io e Gino Paoli. Lui per me è come un fratello”.
Ricky Gianco ha avuto l’onore di lavorare con Fabrizio De Andrè: “Lui era un po’ pigro. Rifletteva continuamente, pensava e pensava. Era una persona eccezionale”. L’artista ha poi voluto ricordare Luigi Tenco, da lui definito molto simpatico e allegro: “Io non credo al suicidio, anche se chi lo conosceva molto meglio di me diceva che era possibile. Quella letterina assurda… Poi le indagini sono state velocissime”.
RICKY GIANCO A OGGI È UN ALTRO GIORNO
Non poteva mancare un riferimento agli anni d’oro del clan Celentano, frequentato da Ricky Gianco per quasi due anni: “Secondo me era più una corte. Io non sono cortigiano? Infatti dopo un anno e mezzo… Per me Adriano è stato molto importante. Facevamo tutto nella sua casa, canzoni e dischi, copertine. E’ una cosa che mi è rimasta. Raramente mi capita di sentirlo. Cosa ci diciamo? Tante cose”. Ricky Gianco successivamente ha spiegato che Celentano aveva un atteggiamento “dittatoriale” nei confronti del suo clan, della gestione. Incalzato da Serena Bortone, il 79enne è tornato sull’avventura al fianco dei Dik Dik e sull’infanzia condita dall’amore per la musica, per poi parlare dell’incontro con i Beatles: “Io dovevo fare il primo tempo del tour italiano, ma ho detto di no. Ma non perchè ero un pezzo. Sono andato a conoscerli a Londra, abbiamo parlato di tante cose, anche buffe”.