La UE invitai suoi stati a riconoscere la Palestina, ma per mettere in difficoltà Israele bisognerebbe sospendere l’accordo di associazione. E non è facile
L’Unione Europea invita gli Stati aderenti a riconoscere lo stato della Palestina. Ma anche se una risposta affermativa da parte dei 27 fosse un messaggio politico forte per Israele, la vera arma che Bruxelles potrebbe usare per fare pressione su Tel Aviv è un’altra, ossia la sospensione dell’Accordo di associazione fra l’UE e Israele del 2000.
Si tratta di un’intesa, spiega Enzo Cannizzaro, ordinario di diritto internazionale e dell’Unione Europea nell’Università La Sapienza di Roma, che sottende una serie di rapporti economici di grande importanza, la cui interruzione potrebbe avere conseguenze pesanti sui rapporti tra le parti, tanto forse da indurre Netanyahu a riflessioni diverse sul modo di condurre la guerra.
Il problema, però, è che per agire la UE avrebbe bisogno dell’unanimità, difficile da raggiungere. Nel frattempo Israele sembra decisa a continuare con la sua strategia a Gaza, fatta di atti che ormai da più parti vengono considerati genocidiari.
Il Parlamento europeo chiede agli stati membri di riconoscere lo Stato della Palestina: che peso può avere una decisione del genere?
Le risoluzioni del Parlamento europeo hanno solo un effetto esortativo e, quindi, non vincolante per gli Stati. L’Italia, stando alle dichiarazioni rese finora, potrebbe essere uno dei Paesi che non asseconda la richiesta.
Ma se tutti gli Stati dovessero seguire questa indicazione cosa succederebbe? Israele potrebbe avere qualche ripercussione concreta?
I leader israeliani probabilmente considererebbero questa posizione irrilevante, ma sul piano politico potrebbero esserci delle conseguenze. Ci sono già 147 Stati che hanno riconosciuto la Palestina come Stato. In questa direzione si sono mossi anche Spagna, Francia e Gran Bretagna. Se tutti gli Stati seguissero questa strada, a parte la dimostrazione di coesione, essa potrebbe essere una goccia che scava profondamente nella roccia. Ma per esercitare veramente pressione su Israele l’iniziativa da prendere sarebbe un’altra.
Quale?
Quella di sospendere o anche di denunciare l’Accordo di associazione tra UE e Israele che risale al 2000.
In effetti nella risoluzione approvata dall’europarlamento (che tra i partiti italiani è stata votata da Forza Italia, con l’astensione di FdI e il no della Lega) si parla dell’approccio di von der Leyen a questo tema, cioè della sospensione parziale dell’Accordo di associazione. Su quali basi si arriverebbe a questa scelta?
Stiamo parlando di un accordo vastissimo di cooperazione economica e non solo. Secondo la mia opinione vi è il dovere diretto alle istituzioni europee di compiere i passi preliminari alla sospensione. Per capirne il motivo basta leggere l’articolo 2 dell’intesa: “Le relazioni tra le parti, così come tutte le disposizioni del presente accordo, si fondano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici, cui si ispira la loro politica interna e internazionale e che costituisce elemento essenziale dell’accordo”. Il presupposto essenziale dell’accordo, quindi, è il rispetto dei diritti umani non solo nella politica interna di Israele, ma anche nelle politiche internazionali.
Ci sono anche altre norme europee che giustificherebbero un’iniziativa contro Israele?
L’articolo 3 paragrafo 5 e l’articolo 21, paragrafi 1 e 2, del Trattato dell’Unione Europea indicano che le relazioni esterne – e l’accordo con Israele rientra evidentemente in questo campo – si devono fondare sul rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale. E tutto ciò vale in particolare per il diritto di autodeterminazione.
La strada, quindi, potrebbe essere quella di revocare questo Accordo?
Prima della revoca c’è la sospensione. È un’iniziativa che farebbe molto male a Israele, perché noi siamo fra i principali partner economici di Israele. Netanyahu sembra deciso ad andare fino in fondo, ma se cessassero i rapporti di collaborazione con l’UE, un gigante economico, il Paese si sentirebbe molto più isolato. Non mi illudo che anche questa mossa sia decisiva. È straziante vedere come lo Stato ebraico, nonostante quello che ha passato, commetta atti genocidiari.
Se l’Europa dovesse procedere veramente alla sospensione degli accordi di associazione con Israele, si romperebbe il fronte occidentale? Ci sarebbero delle conseguenze anche con gli USA?
Certo, i rapporti fra Europa e Stati Uniti si incrinerebbero, soprattutto se l’amministrazione USA continua a sostenere in ogni modo le iniziative di Israele. Sembra che la grande potenza sia Israele e gli Stati Uniti il loro satellite. Ma è molto improbabile che l’Accordo di associazione venga sospeso dalla UE, perché ci vuole l’unanimità fra gli Stati membri. Certo, i Paesi vicini agli Stati Uniti non sarebbero felici di votare per la sospensione dell’accordo. E l’Italia potrebbe essere fra quelli.
(Paolo Rossetti)
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