La Riforma delle pensioni Fornero è nata per salvaguardare i conti pubblici, pur penalizzando i contribuenti.

La riforma delle pensioni Fornero è stata introdotta per la prima volta durante l’anno 2011 e, a distanza di 14 anni, si continua a discutere sulla sua sostenibilità finanziaria nel medio e lungo periodo. Da un lato la misura ha permesso di salvaguardare i conti pubblici, ma dall’altro ha prorogato la possibilità di uscire dal lavoro con “anticipo”.



È evidente che un compromesso sarebbe stato necessario, sacrificando, dunque, un vantaggio che in questo caso ha impattato sui lavoratori. La riforma, infatti, prevede che ogni 2 anni l’ISTAT aggiorni le aspettative di vita e, se le stesse sono più alte, anche il pensionamento sarà “tardivo”.

Perché è nata la Riforma delle pensioni Fornero?

La riforma delle pensioni Fornero nasce – come già detto – 14 anni fa, nel 2011, quando all’epoca il Governo era guidato da Mario Monti. Chi ricorda e/o ha vissuto quel periodo storico sicuramente non potrà ignorare il disavanzo pubblico contratto dal nostro Bel Paese.



Elsa Fornero, ai tempi ministra del Lavoro, ha dovuto ricorrere a una misura che definisce “dolorosa, difficile ma indispensabile per salvare i conti pubblici”. Il debito era sempre più ingente e il rischio di default ancora più vicino (tanto che lo stesso Monti aveva introdotto il Decreto Salva Italia).

Da allora i requisiti per il pensionamento sono diventati più rigidi e severi (lo dimostra il potenziale aumento dell’età pensionabile sulla base dei dati ISTAT), incidendo sui lavoratori assicurati, anche se – lo ricordiamo – la Riforma ha letteralmente salvato lo Stato (facendo risparmiare 22 miliardi di euro).



Cosa ha modificato la Fornero

La Riforma Fornero è intervenuta sull’intero sistema pensionistico, modificando sia le “quote”, un tempo basate su Quota 96 (ottenibile al raggiungimento di 60 anni di età e 35 anni di contribuzione), sia sul trattamento di vecchiaia, un requisito di 20 anni di contributi, 60 anni d’età per il settore privato e 65 per gli uomini nel pubblico, e 61 anni per le donne.

Da allora i cambiamenti sono stati evidenti: il trattamento pensionistico anticipato è passato a 41 anni di contributi e 10 mesi per le donne e un anno in più per gli uomini. I requisiti per la vecchiaia, invece, sono aumentati, passando a 67 anni di età anagrafica.

Naturalmente, la Riforma delle pensioni Fornero non è nata da sola, ma è stata approvata da molti esponenti politici piuttosto noti: in primo luogo dalla nostra premier attuale, Giorgia Meloni, per poi spaziare in nomi quali Mara Carfagna, Casini, Silvio Berlusconi e parte del Centrosinistra, tra cui Massimo D’Alema, Pierluigi Bersani e Teresa Bellanova.