La riforma pensioni 2026 probabilmente non ci sarà, le risorse a disposizione sono poche e di conseguenza gli spazi in manovra sono ridotti.

La riforma pensioni 2026 è ormai quasi certa. Il ministro Giorgetti e la Premier Meloni hanno espresso un’unica volontà: utilizzare il fondo da 15 miliardi di euro senza però superare il 3% di deficit.

Nel tempo le ipotesi sono state molteplici, ma oggi è chiaro che abolire la Legge Fornero non avrebbe senso. La vera novità è che Quota 103 resterà e andrà a sostituire la tanto attesa Quota 41.



Gli sbocchi sulle pensioni 2026

Nel 2026 non ci sarà una vera e propria riforma pensioni, ma piuttosto una proroga delle misure già in vigore. Di fatto, il sistema continuerà a basarsi su strumenti temporanei e su opzioni strutturali difficili da realizzare.

Ansa

La modifica più rilevante riguarda l’abrogazione della Quota 41, una proposta sostenuta fortemente dalla Lega. Al suo posto resterà Quota 103, che prevede 43 anni e un mese di contributi per gli uomini e 42 anni e un mese per le donne.



Per le lavoratrici con più di 64 anni resta la possibilità di andare in pensione anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi.

Niente sprechi

Il motivo principale del mancato intervento strutturale è legato alle limitate risorse economiche. La manovra disponibile per le pensioni ammonta a circa 15 miliardi di euro.

Il vincolo più stringente resta quello del 3% di deficit, che la Premier Meloni ha dichiarato di “non voler assolutamente toccare”. La stessa posizione è stata ribadita dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha sottolineato la necessità di dare priorità a sanità, stipendi e famiglie.



Tutelare il Tesoretto significa anche mantenere la fiducia con l’Unione Europea, che da tempo osserva con attenzione la gestione economica italiana.

In sostanza, nella prossima manovra non ci sarà una riforma pensionistica rivoluzionaria, ma piuttosto interventi mirati a sostenere i salari bassi — probabilmente con una riduzione dell’aliquota IRPEF (ma senza estensione fino a 60.000€) — e a potenziare i benefici sanitari ed eventuali benefit.