IL PROBLEMA DEL CONTEGGIO DEI CONTRIBUTI
La riforma pensioni ha prorogato Opzione donna di un anno. Orietta Armiliato fa però sapere, con un post sulla pagina Facebook del Cods, di aver appreso, tramite una denuncia dell’Inca-cgil, che l’Inps non riconosce però il requisito contributivo richiesto per accedere alla misura, pari a 35 anni, a chi ha 34 anni 11 mesi e 16 giorni. Questo nonostante le norme prevedano che “il complessivo servizio utile viene arrotondato a mese intero, trascurando la frazione di mese non superiore a 15 giorni e computando per mese intero quella superiore”. L’amministratrice del Comitato Opzione donna social ricorda che l’Inps risponde al ministero del Lavoro e quindi evidenzia che “non solo il Governo, nonostante i proclami e le promesse dei suoi esponenti, ha beffato le donne aumentando il requisito anagrafico di accesso alla misura, ma ne ha successivamente e subdolamente peggiorato anche il requisito contributivo”. Dal suo punto di vista “non ci sono parole per definire questi inaccettabili comportamenti perpetrati i danni delle donne, colonne del welfare di questo Paese che è in balia di millantatori”.
FEDERSPEV PUNTA AI RICORSI
Michele Poerio e Carlo Sizia, rispettivamente Presidente e membro del Consiglio direttivo della Federspev, ricordano in un intervento su startmag.it gli effetti che la riforma pensioni ha su chi è già in quiescenza. Tagli e blocco parziale delle indicizzazioni che causano delle perdite che non sono più recuperabili e che incidono anche sull’importo degli assegni futuri. Di fronte a questa situazione, gli autori invitano a una lotta “affinché le nostre pensioni (tutte) siano adeguate annualmente con un ragionevole meccanismo a scaglioni, non certo peggiorativo rispetto a quello previsto dalla legge 388/2000 che ha caratterizzato il primo decennio del secolo in corso, vale a dire: rivalutazione al 100% dell’indice Istat per gli importi fino a 3 volte il minimo Inps; al 90% per gli importi tra 3 e 5 volte il minimo; al 75% per gli importi ulteriori eccedenti le 5 volte il minimo Inps”. Una lotta che deve passare attraverso ricorsi per arrivare fino al pronunciamento della Corte costituzionale sulle misure approvate con la riforma pensioni.
RISCATTO AGEVOLATO ANCHE ALL’ESTERO
Come noto, il riscatto della laurea agevolato, introdotto con la riforma pensioni, ha riscosso un certo successo. Tramite una risposta, curata dalla Fondazione Studi consulenti del lavoro, a una domanda posta all’esperto di pensioni del sito di Repubblica viene ricordato un dettaglio importante della misura: “Il costo è fisso e slegato sia dal reddito attuale sia dalla cittadinanza e dalla residenza. L’unica condizione è di avere studiato dopo il 1995 e di avere almeno 1 contributo accreditato presso una delle gestioni Inps. Tale contribuzione sarà inoltre valida ai fini della totalizzazione internazionale, ad esempio per pensioni richieste in Svizzera che risulta convenzionata con l’Italia in materia di sicurezza sociale”. Dunque anche gli italiani residenti all’estero possono utilizzare il riscatto della laurea agevolato. Purtroppo da un’altra domanda posta scopriamo che c’è chi ha incontrato grossi disagi nel presentare la domanda di riscatto, pur con la previgente normativa: infatti un lettore segnala di aver fatto domanda nel 2003, ma di non essere ancora arrivato a capo di nulla.
RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI ELSA FORNERO
Elsa Fornero, a margine di un convegno tenuto a Genova, ha detto, ai microfoni di agenziavista.it, come cercherebbe di spiegare a Matteo Salvini la bontà della riforma pensioni da lei varata nel 2011. “Gli direi anzitutto che bisogna guardare al futuro della demografia, che è quello di un Paese che invecchia rapidamente. Il che è una cosa positiva, ma siccome si invertono le proporzioni tra giovani e anziani, il Paese non può permettersi di avere le stesse età di pensionamento, le stesse formule pensionistiche di una demografia come quella degli anni ’60-70, quando alla base c’erano molti giovani e man mano che si saliva con l’età il numero delle coorti si restringeva”. Per l’ex ministro del Lavoro, quindi, non bisogna mai “cambiare le pensioni guardando all’oggi o peggio al passato, ma occorre guardare al futuro”.
GLI INTERVENTI PER I GIOVANI
Elsa Fornero direbbe a Salvini anche che “l’economia è cambiata. Una volta le persone avevano lavori regolari e relativamente ben pagati. Oggi i giovani che dovrebbero sostenere gli anziani in pensione, perché il sistema è fatto così, entrano contributi che servono a pagare pensioni, hanno lavori precari, discontinui, malpagati”. Quindi occorre pensare anche ai giovani. Non però con l’idea che mandando in pensione anticipatamente le persone si creino posti di lavoro per loro, “perché tutti i dati mostrano che dove il mercato del lavoro funziona c’è spazio per il lavoro degli anziani, per il lavoro delle donne e per il lavoro dei giovani. Quindi, bisogna cominciare dal mercato del lavoro e non sempre dal sistema pensionistico”.