Riforma pensioni/ La richiesta di Fratelli d’Italia per punire i piromani

- Lorenzo Torrisi

Riforma pensioni, Salvatore Deidda, intervenendo alla Camera, ha ricordato l'ordine del giorno di Fratelli d'Italia bocciato da Governo e maggioranza

smart money La Camera dei deputati (LaPresse)

LA RICHIESTA DI FRATELLI D’ITALIA

Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani è intervenuto oggi alla Camera per un’informativa relativa agli incendi che hanno colpito alcune zone del Paese negli ultimi giorni. Il deputato di Fratelli d’Italia Salvatore Deidda, come riporta lavocedelpatriota.it, ha preso poi la parola per evidenziare che “è indubbia la competenza del ministro Cingolani ma da lui ci saremmo aspettati soluzioni e interventi immediati. Rivolgiamo un plauso all’apparato che si è mosso subito, ma dove sono i ristori per le zone colpite dagli incendi? Dal governo avevamo bisogno di risposte concrete in termini economici e operativi e invece proprio questo governo e questa maggioranza hanno bocciato perfino il nostro ordine del giorno alla riforma penale in cui chiedevamo pene più dure per i piromani: l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’eliminazione di ogni beneficio economico o diritto a pensioni e stipendi statali a chi causa questi disastri. Servono misure, come poter scaricare in parte, come i bonus verde per i giardini, i costi della manutenzione dei boschi e dei terreni con macchia mediterranea”.

NONA SALVAGUARDIA PENSIONI: LE NOVITÀ

Lo scorso 26 luglio con apposito messaggio Inps sono state avviate le operazioni per l’invio delle lettere certificazione per le posizioni con requisiti positivi in applicazione della “nona salvaguardia”: in attesa di una riforma pensioni strutturale e complessiva dal 1 gennaio 2022, l’Istituto prosegue il progetto della “salvaguardia” in ottemperanza all’articolo 1, commi da 346 a 348, della Legge 30 dicembre 2020, n.178. A seguito del completamento della fase istruttoria e della verifica di compatibilità rispetto agli stanziamenti previsti dalla disciplina normativa: nel messaggio Inps n. 1673 del 23 aprile 2021 già erano state fornite al riguardo le istruzioni per la verifica dei requisiti e da venerdì 30 luglio è stato invece rilasciato l’aggiornamento delle procedure per la liquidazione delle pensioni. (agg. di Niccolò Magnani)

I PROBLEMI PER IL GOVERNO COI SINDACATI

In un articolo pubblicato sul Riformista, Giuliano Cazzola evidenzia che “il governo Draghi da febbraio ad oggi non ha mai pronunciato una sola volta la parola pensioni, fino all’incontro del 27 luglio con i dirigenti sindacali a cui – se l’hanno capito – il ministro Andrea Orlando ha raccontato loro che ‘non c’è trippa per gatti’; che si rientra, seppure un po’ ammaccati, nel percorso tracciato nel 2011, magari con qualche sconto per i lavori disagiati”. Secondo l’ex deputato, “se fino ad ora il governo ha avuto più problemi – ora con il M5S, ora con Matteo Salvini – sulle pensioni avrà certamente dei guai con i sindacati i quali cercheranno di giocare su tutti i tavoli: su quello del Pd (novello asino di Buridano) alla ricerca di un’anima di sinistra, e su quello dei partiti colpevoli di quota 100 e dintorni. Perché, come insegna la letteratura gialla, i colpevoli ritornano sempre sul luogo del delitto”. Vedremo come andranno le cose quando “busserà alle porte della legge di bilancio il tormentone delle pensioni”.

RIFORMA PENSIONI, LE PAROLE DI MARINO

Secondo Mauro Marino, l’incontro tra Governo e sindacati sulla riforma delle pensioni che si è tenuto a luglio “era assolutamente strumentale, solo di facciata. Fare un incontro entro la fine di luglio, aspettare che passi il mese di agosto e ritrovarsi in settembre. Del resto le due commissioni sulla diversa gravosità dei lavori e sulla separazione tra assistenza e previdenza non hanno ancora concluso i lavori che sono propedeutici ad entrare nel vivo delle trattative. Trattative che il governo vuole portare ad autunno inoltrato al momento cioè della presentazione della legge di bilancio per fare le modifiche che ha già in mente da tempo”. In particolare, a suo modo di vedere, “difficilmente il governo si esporrà prima del mese di novembre perché spera molto nel rimbalzo del Pil nella seconda metà dell’anno. Vorrà vedere a quel tempo quanti denari potrà buttare sul tavolo delle pensioni”.

LA STRADA SPIANATA PER IL GOVERNO

Marino, in un articolo su pensionipertutti.it, aggiunge che “il governo non è minimamente preoccupato dal capitolo pensioni. Probabilmente è uno degli aspetti su cui è assolutamente tranquillo. C’è una legge graditissima all’Europa, che poi è quella che ci deve dare i famosi 191,5 miliardi di euro del Recovery e non ritiene al momento di fare alcunché”. Dal suo punto di vista, il problema del post-Quota 100 non è per l’esecutivo “insormontabile. C’è l’Ape Sociale, ci sono i contratti di espansione e c’è l’Isopensione. Il governo poi sfrutta con molta intelligenza le varie polemiche tra partiti e gli scontri verbali tra Salvini, Letta, Di Maio, Berlusconi ecc. Partiti che rimangono nell’esecutivo perché nessuno di loro è pronto per le elezioni. Tutti i partiti anche quelli che all’apparenza contrastano Draghi, non operano lo strappo perché sanno che è l’unico che può far arrivare i famosi miliardi del Recovery”.

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