RINO FORMICA CRITICA L’USCITA DI AMATO SULLA STRAGE DI USTICA: “NULLA DI NUOVO”
Secondo Rino Formica, riaprire oggi la strage di Ustica dopo le dichiarazioni di Giuliano Amato avrebbe avuto senso se vi fossero stati elementi nuovi sul tavolo, ma così non è secondo l’ex ministro socialista. «Giuliano Amato in questi 40 anni ha avuto molte occasioni per rivolgersi alle autorità francesi e lo fa oggi, chiedendo un atto di confessione pubblica di responsabilità, che ricorda il messaggio di Paolo VI ai sequestratori di Moro: ‘Vi supplico, pentitevi”…», così Formica attacca nell’intervista a “La Stampa” il suo ex compagno di partito.
Al netto delle dichiarazioni nuove rilasciate oggi a “La Repubblica” dallo stesso Amato in cui riafferma la mancanza di prove sulle sue convinzioni – l’aereo Dc9 Itavia sarebbe stato abbattuto da un missile francese che puntava all’obiettivo del dittatore libico Gheddafi – e si appella alla Francia per rivelare tutti gli eventuali “segreti” mantenuti per oltre 40 anni, Formica tende a vederla diversamente: «L’uscita di Amato non aggiunge nulla sul piano storico. Non introduce una novità documentale. E anche sul piano giornalistico non aggiunge nulla a cose dette e stradette migliaia di volte e ripetute dallo stesso Amato in diverse circostanze».
“PERCHÈ PARLARE ORA? FRANCIA, ITALIA E USTICA…”: COSA HA DETTO RINO FORMICA
Tornando al tema centrale delle “accuse” lanciate da Amato contro la Francia come responsabilità sulla strage di Ustica dell’estate 1980, Formica prova a riflettere sul perché indicare in questo particolare momento storico un tema come questo con le relative problematiche che possono aprirsi all’orizzonte.
«C’è qualcosa che provoca turbamento e spinge a riflettere: perché si apre la questione delle responsabilità dirette della Francia, rivolgendosi direttamente e proprio ora al presidente Macron? E poi c’è una questione di politica italiana che induce alla massima vigilanza», rileva l’ex Ministro socialista che si dimostra una volta di più molto critico con il Governo di centrodestra, ritenendo l’esecutivo addirittura pronto a “cambiare” la storia della Repubblica fondata sulla Carta costituzionale che fu concepita «in chiave di separazione e antagonismo con i totalitarismi e i fascismi». Secondo Rino Formica, il Governo Meloni vorrebbe far diventare la Repubblica parlamentare uno Stato presidenziale: «Si può immaginare che ci sia bisogno di garanti, in una fase di trasformazione e di superamento degli attuali assetti istituzionali? Potrebbe servire un De Nicola 2, il garante nella fase di passaggio tra lo Stato monarchico Statutario e lo Stato repubblicano costituzionale». La Francia, di contro, sta subendo una forte campagna internazionale contraria (dall’Africa al Medio Oriente) e in momenti come questi, conclude Formica, «l’Europa non ha bisogno di divisioni».