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Home » Politica » Elezioni » Elezioni Regionali » RISULTATI MARCHE VISTI DA SX/ “Questo Pd non parla a chi produce, ora Toscana e Puglia sono a rischio”

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RISULTATI MARCHE VISTI DA SX/ “Questo Pd non parla a chi produce, ora Toscana e Puglia sono a rischio”

Paolo Torricella
Pubblicato 30 Settembre 2025
Ricci e Acquaroli, candidati Regionali Marche

Regionali Marche 2025, Matteo Ricci e Francesco Acquaroli (ANSA 2025, Massimo Percossi)

Risultati elezioni regionali Marche 2025: la sconfitta di Ricci è quella di un partito che non ha soluzioni da dare al Paese. Il campo largo ha fallito

Ma che fine hanno fatto? Dove sono andati a finire gli elettori che avrebbero dovuto dare al campo largo nuova linfa? La strategia utilizzata per promuovere la candidatura di Ricci alla regione Marche si è dimostrata perdente. I motivi sono due.

Il primo è che il candidato evidentemente non ha incontrato i favori dei suoi concittadini. L’avviso di garanzia ricevuto a pochi giorni dalla formalizzazione della sua candidatura è una vittoria della magistratura che scende in politica o una sconfitta del garantismo. Decidete voi, il risultato non cambia.


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Ricci non è riuscito a scaldare i cuori dei suoi concittadini, attanagliati da una crisi di sistema che ha coinvolto il settore agricolo con il fallimento di tante cooperative di produttori di vino, non ha saputo parlare ai lavoratori coinvolti nelle crisi industriali del territorio come quelle della filiera moda, che non ha approfittato delle sbavature della giunta Acquaroli.


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Un candidato che appariva moderato nei toni, ma che assomiglia più al profilo di Andrea Orlando che a quello di Ilaria Salis. Insomma, l’esponente di una vecchia guardia che non piace all’elettorato e non raccoglie il consenso di larga parte dei cittadini delle Marche.

Il secondo punto è un’evidente incapacità delle attuali opposizioni di offrire una visione alternativa a quella del governo. Avere puntato tutta la campagna elettorale su temi squisitamente radicali come la questione di Gaza non ha pagato.

Lo spostamento a sinistra, sempre più evidente, dell’asse dei temi e degli argomenti proposti dall’opposizione la priva di concretezza e di intelligibilità. Il Paese nella sua interezza sta vivendo un momento di passaggio cruciale in cui la politica deve occuparsi di bisogni concreti e primari, offrire proposte e soluzioni che entrano nel quotidiano della vita, che fanno sentire vicini i partiti di opposizione alle necessità dei ceti produttivi che stanno soffrendo enormemente una fase di transizione in cui si sentono smarriti.


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Una volta il sistema marchigiano era noto per la sua efficienza e per la capacità di generare ricchezza e benessere attraverso un sistema governato e gestito dalle sinistre, ma che allo stesso tempo ridistribuiva il reddito con meccanismi di effettivo arricchimento di tutti i cittadini.

Questa crisi, quella del sistema marchigiano, è in piccolo la crisi del sistema-Italia a cui in particolare il Partito democratico tuttora non sa come rispondere. La deindustrializzazione del Paese, la perdita di capacità di generare ricchezza, il blocco dell’ascensore sociale, i timori per il futuro non vengono toccati dalle proposte di reddito minimo, di salario minimo, di diritti minimi.

Elly Schlein, segretaria Pd, con Maurizio Landini, segretario della Cgil (Ansa)

Pensare che le forze politiche di opposizione possono generare consenso nel sistema-Paese attraverso una ricerca di garanzie ad un tenore di vita ai limiti della sussistenza non è quello che vuole la stragrande maggioranza dei cittadini, che preferisce rivolgersi alle ambigue ed efficaci mosse del centrodestra che, pur con grande fatica, riesce a tenere aperte alcune ipotesi di crescita attraverso il suo nazionalismo esasperato ed un multilateralismo in politica estera.

La reazione dell’elettorato alla proposta Ricci è un segnale di allarme grave e inatteso. Lo è per le dimensioni della sconfitta e per l’incapacità di dare un segnale nelle urne in una regione che era storicamente di colore totalmente opposto.

Il fatto che FdI sia il primo partito nella regione è una sconfitta vera ed indiscutibile sul piano politico, a cui non si vede come si possa porre rimedio se non attraverso una riflessione che dovrà iniziare immediatamente dopo le regionali da celebrarsi entro fine autunno.

Il segnale è importante, mette in pericolo anche i risultati in regioni come la Toscana e la Puglia, i cui candidati, per quanto estremamente popolari, potrebbero subire un rimbalzo negativo, dato dalla fumosità delle posizioni incomprensibili che, sul piano nazionale, la coalizione di opposizione lancia.

È molto probabile che le prossime campagne elettorali vedranno una minore presenza di leader nazionali per dare più spazio ai temi locali e riportare la contesa su questioni più vicine ai bisogni della gente. Le Marche potevano essere il voto della riscossa, come appariva dai primi exit polls, si è rivelata una sconfitta grave perché del tutto inattesa come dimensioni.

La metà esatta degli elettori è rimasta a casa. Non hanno trovato motivo per uscire in una bella domenica di settembre e dedicare qualche minuto al voto a favore di un’opposizione che evidentemente è nel periodo di sua maggiore sofferenza, perché nelle Marche ha proposto una soluzione che appariva adeguata per tutti.

Forse andranno ripresi gli schemi utilizzati in Umbria e a Genova, e cioè candidati estranei alle contese elettorali precedenti e con storie di concreto interesse e azione per i bisogni delle persone e per la vera vita quotidiana dei propri concittadini. Tutte le volte in cui il Pd si è rivolto alle sue riserve elettorali storiche ne è uscito sconfitto.

Conterà tantissimo cosa accadrà nelle regioni che andranno al voto nel prossimo mese e mezzo, perché alla fine di questo percorso il famoso “campo largo” e forse lo stesso Pd come li conosciamo potrebbero non esserci più, ritornando ad essere un luogo politico contenibile da nuovi attori. La Meloni per ora ringrazia.

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Tags: PdGiorgia MeloniAndrea OrlandoGoverno Meloni

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