Italia agli ultimi posti tra paesi Ocse per numero di laureati, l'importanza di rivalutare la formazione e il titolo di studio come strumento per il lavoro
Rivalutare la laurea per l’accesso al mondo del lavoro, alla luce degli ultimi dati diffusi dal rapporto Ocse sui livelli di formazione, che ha evidenziato come l’Italia sia tra gli ultimi posti in classifica per numero di laureati, emerge l’importanza di tornare a valorizzare il titolo di studio universitario per diminuire la disuguaglianza salariale. Un articolo di Repubblica sottolinea infatti, come il fatto che solo il 37% degli italiani abbia un adeguata competenza per poter comprendere correttamente un testo, anche semplice, sia una conseguenza del sottofinanziamento destinato alla formazione, che penalizza così le fasce più deboli della popolazione, ostacolate anche nella partecipazione alla vita democratica.
In particolare, l’articolo evidenzia come, ad esempio al Sud, il divario sia più evidente soprattutto tra donne laureate e diplomate, dove, considerati i problemi di disoccupazione, le prime trovano lavoro al 72% mentre per chi ha solo la licenza media il tasso occupazionale scende al 30% passando per il 50% delle diplomate.
In Italia si investe di meno in formazione e chi ha la laurea non sempre guadagna di più
Il rapporto Ocse sulla formazione e sui livelli di istruzione fa riemergere la necessità di rivalutare la laurea come biglietto di ingresso per il mondo del lavoro e maggiori finanziamenti alla formazione per diminuire il divario sociale e salariale. Un problema che tocca in particolare l’Italia rispetto agli altri paesi, nei quali gli investimenti nel settore sono del 4,7% mentre nel nostro paese sono pari al 3,9% della spesa pubblica, che comprende anche ricerca e sviluppo.
La svolta deve essere soprattutto culturale, perchè come sottolinea l’articolo, occorre superare quello stereotipo che fa credere ai giovani che il titolo di studio non sia l’unico strumento per avanzare nel mondo dell’occupazione, un pensiero purtroppo confermato anche dai dati che dimostrano che non sempre l’impegno e le competenze portano a maggiori guadagni in termini di stipendio. Riconquistare fiducia nella cultura comporta anche un avanzamento verso la libertà, una vita migliore e con maggiori possibilità di scelta.