Il carcere di Alessandria è stato scosso da una violenta rivolta che provocato 9 agenti feriti dal lancio di candeggina: il grido d'allarme per la sicurezza
Il pomeriggio del 28 marzo nel carcere di Alessandria “Cantello e Gaeta” è stato scosso da una rivolta feroce e attimi di terrore quando un gruppo di detenuti ha dato vita ad un’aggressione violenta ai danni della polizia penitenziaria: ben nove agenti sono stati colpiti da una sostanza corrosiva, un mix d’acqua e candeggina, lanciata contro di loro con inaudita brutalità.
Il liquido, provocando un forte bruciore agli occhi, li ha costretti a interrompere immediatamente il servizio per ricevere le cure mediche: si tratta solo dell’ultimo episodio in un contesto ben più complesso e ormai ingestibile, in cui le strutture detentive italiane appaiono sempre più e fuori controllo, come denunciato dall’Osapp, il sindacato autonomo della polizia penitenziaria, che sottolinea a gran voce come episodi simili siano ormai all’ordine del giorno, tanto da non fare più notizia.
Il carcere “Cantello e Gaeta” si conferma dunque un fronte caldo di tensioni, in cui la sicurezza degli agenti sembra essere messa in discussione quotidianamente. I nove feriti sono stati trasportati d’urgenza al pronto soccorso, mentre il personale rimasto in servizio ha dovuto gestire il caos lasciato dalla sommossa, con non poche difficoltà.
L’episodio riaccende ancora una volta le discussioni sulle condizioni precarie delle strutture carcerarie e sulla crescente difficoltà nel mantenere l’ordine all’interno delle prigioni italiane, sempre più teatro di scontri e violenze e attacchi brutali agli agenti penitenziari.
Rivolta senza fine, i sindacati: “Meloni dichiari stato d’emergenza”
Dopo questo episodio di violenza efferata dietro le sbarre, il segretario generale dell’Osapp, Leo Beneduci, ha lanciato un appello veemente e angosciato alle istituzioni, denunciando una situazione ormai insostenibile, a cui nessuno sembra dare ascolto.
Secondo il sindacato, il sistema carcerario italiano è al collasso, con strutture abbandonate al proprio destino e che non sono più in grado di garantire più né la sicurezza degli agenti, né il rispetto delle basilari norme di convivenza all’interno delle celle: le prigioni si stanno trasformando sempre di più in veri e propri campi di battaglia, in cui il personale opera tra rischi costanti e condizioni di lavoro sempre più difficili da gestire.
In questo drammatico scenario, la richiesta è chiara e non lascia spazio ad interpretazioni: il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, deve dichiarare lo stato di emergenza nazionale nelle carceri, attuando misure immediate per ripristinare ordine e sicurezza.
Il grido d’allarme dei sindacati si configura come un’implorazione in piena regola, affinché il Governo prenda finalmente coscienza della gravità del problema e intervenga definitivamente con decisione: il caso di Alessandria è l’ennesima conferma di un sistema che sta cedendo sotto il peso delle sue inefficienze e di un clima sempre più teso ed esplosivo.
Si tratta di un’emergenza che non può più restare ignorata, né minimizzata: servono soluzioni concrete e tempestive per proteggere chi, ogni giorno, mette a rischio la propria incolumità per garantire l’ordine in strutture finalizzate al reintegro e alla rieducazione.
