Roberta Repetto, curata con tisane da santone/ Padre dopo la morte “Voglio giustizia”
La storia di Roberta Repetto: il neo asportato dal medico su un tavolo da cucina su consiglio del santone a cui si era affidata. Il padre vuole giustizia.

A Quarto Grado si è parlato del caso di Roberta Repetto, la donna morta a 40 anni per le metastasi di un melanoma curato, secondo quanto scoperto dagli inquirenti, con tisane zuccherate e meditazione o immersioni purificatrici nel fiume. La trasmissione condotta da Gianluigi Nuzzi ha ripercorso l’intera vicenda, citando anche della “operazione” di asportazione di un neo sanguinante, avvenuta su un tavolo da cucina senza anestesia e in un ambiente non sterile, alla quale Roberta fu sottoposta da parte del medico Paolo Oneda su consiglio del “santone” del centro olistico “Anidra”, Vincenzo Paolo Bendinelli. La dipendenza nei confronti del guru da parte della Repetto era tale che, a fronte di immani sofferenze seguite a quell’intervento, la donna decise comunque di fidarsi e sottovalutare i sintomi della malattia che avrebbe poi finito per ucciderla.
Roberta Repetto, parla il padre Renzo: “Ho conosciuto il santone”
A Quarto Grado ha parlato Renzo Repetto, il padre di Roberta: “Lei aveva una doppia personalità. Quando era con noi era quasi normale. Anche nell’attività professionale che svolgeva accanto a me non è mai trapelato nulla delle sofferenze che lei viveva e stava provando”. Gianluigi Nuzzi ha chiesto al padre di Roberta se lui avesse avuto dei contatti con il “santone”: “Io ho avuto dei contatti all’inizio dell’esperienza di Roberta in questo centro per rendermi conto di chi frequentava e dove passava gran parte dle suo tempo. Devo dire che all’epoca non trovai nulla di particolarmente strano, ci si dedicava all’agricoltura, alla cucina, c’era questa specie di cantiere che poi avrebbe riportato alla luce un vecchio mulino. Tutte attività normali, quindi me ne andai tranquillizzato da questo punto di vista, non potendo certo intuire quello che stava dietro a tutto quello che ho visto”. Non voglio vendetta, ma giustizia nei tempi previsti dal codice penale. Soprattutto mi attendo che altre ragazze non cadano nella trappola in cui è caduta Roberta: questo è il mio auspicio più sentito e sincero”.
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