Roberto Palumbo, primario dell'ospedale Sant'Eugenio di Roma arrestato in flagranza: "Tangente da un imprenditore". Ma il legale del medico nega
Dopo un’ascesa, la battuta d’arresto: Roberto Palumbo è stato accusato di corruzione. Il primario di Nefrologia all’ospedale Sant’Eugenio di Roma, stando alle indagini, avrebbe intascato tangenti da imprenditori del settore sanitario in cambio dell’invio di pazienti dall’ospedale pubblico a cliniche private convenzionate, soprattutto per trattamenti di dialisi.
Il medico è stato arrestato in flagranza: gli agenti della Squadra Mobile lo hanno sorpreso in auto mentre riceveva 3 mila euro in contanti da Maurizio Terra, imprenditore abruzzese che è stato arrestato insieme a lui. E per entrambi il giudice ha disposto i domiciliari.
L’episodio in cui sono intervenuti gli agenti è considerato però solo un tassello di un presunto sistema di tangenti che sarebbe più ampio.

Da un lato c’è Roberto Palumbo, figura rilevante anche nelle commissioni regionali sull’emodialisi, dall’altro l’amministratore della società Dialeur, attiva nel settore della dialisi: entrambi sono accusati di concorso in corruzione di pubblico ufficiale.
LE INDAGINI SULLE PRESUNTE TANGENTI
Le indagini, in corso da almeno quattro anni, ipotizzano che il primario indirizzasse i pazienti dell’ospedale pubblico verso cliniche private convenzionate, principalmente per sedute di dialisi. Stando a quanto riportato dal Corriere della Sera, i pazienti venivano convinti dal personale del reparto e Roberto Palumbo non compariva ufficialmente nei percorsi di cura presso le strutture esterne.
In cambio, il medico riceveva pagamenti occulti, anche da un imprenditore che gestisce la Nefrocenter, mascherati tramite false consulenze, false fatture emesse da società di copertura, utilizzo di carte di credito intestate ad aziende collegate.
Peraltro, si configurerebbe un conflitto di interessi, poiché Roberto Palumbo possedeva il 60% delle quote della Dialeur, la società beneficiaria dei pazienti dirottati. Ma ci sono altre persone coinvolte: risultano indagate almeno 12 persone tra medici, imprenditori e amministratori di società sanitarie. Tra gli altri elementi contestati ci sono pagamenti alla compagna del primario tramite fatture per prestazioni mai svolte.
LE ACCUSE PRECEDENTI
Palumbo era già finito nel mirino degli inquirenti tra il 2021 e il 2023 per una vicenda analoga, con carte di credito pagate dall’associazione Rome Medical Group e consulenze mensili per la compagna. A tal riguardo, l’imprenditore Antonio Carmelo Alfarone denunciò il primario: l’accusa ritiene che lo abbia costretto a versargli 3 mila euro a paziente, in totale 700 mila euro.
Inoltre, avrebbe ricevuto 1.600 euro al mese per pagare l’affitto di una casa nel centro di Roma, altri mille per una Mercedes in leasing, tre carte di credito usate per alberghi, negozi e ristoranti, mentre la compagna aveva ottenuto un contratto di consulenza per un anno da 2.500 euro al mese.
PARLA LA DIFESA DI ROBERTO PALUMBO
L’avvocato Antonello Madeo, legale di Roberto Palumbo, stando a quanto riferito dal Messaggero, ha precisato che non è emerso che il suo cliente abbia ricevuto una mazzetta, ma che quei soldi erano utili dovuti all’attività di imprenditore che svolgeva.
«Il decreto di perquisizione era stato emesso su un’ipotesi di concussione che, a seguito della documentazione prodotta dalla difesa, è stata poi qualificata come corruzione», ha aggiunto il legale, secondo cui la convenzione dell’Asl Roma 2 con la struttura privata capitolina non aveva danneggiato l’Asl, poiché il primario «con la sua équipe andava a operare in loco e la struttura privata pagava direttamente l’Azienda sanitaria locale, in quanto il primario era in regime di intramoenia».
