Una nuova iniziativa per facilitare la lotto al racket e all’usura, e le rei-immissione sul mercato dei beni confiscati alle mafie. Il consiglio generale di Unioncamere ha istituito oggi un Comitato nazionale per la legalità che aiuti il coordinamento tra le imprese, tramite le Camere di commercio, le autorità della forza pubblica e le associazioni anti-mafia come “Libera”.
Il nuovo organismo coordinerà le azioni di monitoraggio e le iniziative antiracket e antiusura, si occuperà di intensificare i rapporti con le autorità competenti, anche mettendo a disposizione le informazioni del Registro delle imprese e rafforzerà i contatti con l’Agenzia nazionale per i beni confiscati: in particolare si comincerà con le oltre 1.300 imprese sottratte alle attività illecite, con centinaia di dipendenti, che saranno coinvolte in progetti di reimmissione sul mercato con l’aiuto di “Libera”.
Il Consiglio Generale ha deciso di aderire a nome dell’intero sistema camerale al Protocollo per la legalità già sottoscritto nel corso del 2010 dalle Camere di commercio di Reggio Emilia, Modena, Crotone e Caltanissetta, che nei mesi scorsi hanno già avviato una serie di iniziative di contrasto alla criminalità, rafforzando la collaborazione con le istituzioni locali.
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Il Comitato nazionale, che sarà costituito dai Presidenti delle Camere (a cominciare dalle quattro che hanno già sottoscritto il Protocollo), da rappresentanti delle amministrazioni centrali, delle associazioni particolarmente coinvolte sui temi della legalità e dal direttore generale di Infocamere, avrà quindi il compito di coordinare le azioni di monitoraggio e di supporto alle imprese colpite dalle malversazioni delle mafie.
Il Progetto di Unioncamere, quindi, vuole agire su tre fronti. In primo luogo la governance delle aziende confiscate alle organizzazioni criminali, che occorre gestire in modo efficiente in vista del loro futuro reinserimento sul mercato. Poi la nascita di nuove imprese per la gestione dei beni confiscati; e infine il consolidamento e lo sviluppo di aziende già re-immesse nel circuito economico. Il modello di governance, in particolare, dovrà supportare gli organismi preposti ad individuare la migliore destinazione per l’azienda sottratta alla criminalità organizzata mentre, laddove si è deciso di non procedere alla vendita o alla liquidazione dell’azienda, dovrà supportare l’impresa stessa o le persone che vi operano nell’acquisizione del know-how e delle risorse necessarie ad assicurarne la sopravvivenza, la redditività e lo sviluppo mediante una gestione orientata a criteri di efficienza ed efficacia.