J’ACCUSE/ Quel “No Presepe” di Rieti e il falso mito della “sobrietà”
Nella cattedrale di Rieti non è stato fatto il presepe in nome di una maggiore “sobrietà”. GIUSEPPE ZOLA commenta il fatto che definisce, con le parole di Chesterton, un “impazzimento”

Ho letto, sulla prima pagina de La Stampa, un preoccupante articolo del bravo Tornielli, nel quale si racconta che nella cattedrale di Rieti quest’anno non è stato fatto il presepe (proprio là dove S. Francesco lo fece nascere) . Trovo gravi le motivazione date per questo NO PRESEPE, quasi fosse un NO TAV qualsiasi. L’ignoto interlocutore di Tornielli ha riferito che tale assurda decisione è stata presa in nome di una maggiore “sobrietà” (sic, sobrietà, come se il presepe fosse il simbolo di sfrenatezza e di spreco). Ma, quel che più è grave, lo stesso interlocutore ha aggiunto che “così, chi entra in cattedrale lo farà davvero per ascoltare la proclamazione della Parola, tralasciando ciò che può avere il sapore dello sfarzo, del superfluo, dell’inutile”.
Mia madre direbbe che è una cosa da pazzi, e lo è. Ma io vorrei aggiungere che è una cosa da pazzi, come lo è ogni eresia: il grande Chesterton diceva che l’eresia è una verità impazzita. E in questo caso dov’è l’impazzimento? A mio modesto parere sta nel fatto che viene separata la Parola dalla Carne, cancellando così la vera novità del cristianesimo: la Parola si è fatta Carne. L’ingenuo presepe voluto da San Francesco è proprio la rappresentazione della Carne del fatto cristiano. Gesù era un vero bambino, fatto di Carne; la Madonna era una vera madre, fatta di Carne; l’asino, il bue, le pecore rappresentano la natura in cui la Parola è venuta a vivere; i pastori rappresentano il popolo vero e non i salotti intellettuali in cui si disquisisce della Parola, senza peraltro crederci.
Considero grave quanto accaduto a Rieti perché, al di là delle intenzioni di chi ha assunto l’incredibile decisione, essa di fatto opera una divisione netta tra la Parola e la Carne, il che mi pare sia sempre stata una grave tentazione di tanti cristiani, contro la quale hanno sempre lottato tanti santi e generalmente il popolo genuinamente cristiano. Il presepe non è superfluo, perché fa vedere al popolo semplice l’unione tra la Parola e la Carne e quindi costituisce un potente strumento educativo.
La CEI ha deciso di dedicare il prossimo decennio al tema dell’educazione: quanto deciso nella cattedrale di Rieti mi sembra in grave contraddizione con tale direzione. Mi pare che a Rieti si siano dati la mano un banale moralismo ed un pericoloso spiritualismo, che sono da sempre i veri nemici del fatto cristiano. Ringrazio Tornielli per averci comunicato un fatto così strano e inquietante, che ci aiuta a stare all’erta. Meno male che, nel frattempo, Benedetto XVI è andato a pregare davanti al presepe di piazza San Pietro: evidentemente, non lo ha ritenuto nè sfarzoso, nè superfluo, nè inutile. Come sempre, Pietro è la nostra roccia.
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