Sono ore estremamente concitate per la governatrice del Lazio, Renata Polverini, in procinto di dimettersi fin da subito, non appena lo scandalo legato, anzitutto, al consigliere Francesco Fiorito era scoppiato, ma ancora salda al suo posto. Pare per pressioni esterne, non da ultime quelle di Silvio Berlusconi che le avrebbe chiesto di non mollare onde evitare il crollo definitivo del Pdl. In ogni caso, ieri sera, ha incontrato il presidente del Consiglio Mario Monti. Gli ha chiesto, anzitutto, un parere sull’ipotesi di dimissioni, come già aveva fatto in precedenza con il ministro dell’Interno. «Ho chiesto al presidente del Consiglio, Mario Monti, un breve incontro per informarlo della situazione che si è verificata in Regione; mi sembrava corretto farlo considerato che il Lazio è una realtà certamente non marginale sotto il profilo economico e istituzionale del nostro Paese. Il colloquio è stato cordiale come sempre e ringrazio il Presidente per avermelo accordato», ha fatto sapere in un comunicato apparso in tarda serata, attorno alle 23.20 di domenica. Dal canto suo, il premier, in partenza per gli Stati Uniti, si era limitato a riferire che sarebbe stata la Polverini stessa a rendere note le sue decisioni e l’esito del colloquio. Nel frattempo, l’attuale Consiglio regionale poterebbe, a breve, decadere a prescindere dal fatto che la presidente abbandoni o meno. I consiglieri che hanno firmato le proprie dimissioni irrevocabili sono già 28. Tutta la sinistra. Ora il Pd regionale ha lanciato un appello all’Udc affinché i suoi esponenti compiano il medesimo gesto. Complessivamente, quindi, hanno lasciato la propria carica 14 consiglieri regionali del Pd Lazio, 2 consiglieri di Sel, 5 dell’l’Idv, 2 della Federazione della sinistra 2, il presidente dei Verdi Bonelli, il rappresentante del Psi, uno della lista civica Bonino e due radicali che, tuttavia, hanno condizionano la propria firma allo scioglimento del consiglio. La caccia ai dimissionari continua, mentre il Pd procede nei confronti dei centristi con un ricatto morale, facendo loro presente che se non abbandoneranno le proprie posizioni in Consiglio, si renderanno colpevoli del proseguimento della legislatura regionale. Se i consiglieri dell’Udc, che fanno parte della maggioranza, lasciassero, tecnicamente il Consiglio si scioglierebbe automaticamente.
Ma l’ipotesi non sembra neppure essere presa in considerazione. E’ stato lo stesso Casini a intervenire sulla vicenda, denunciando l’ipocrisia della sinistra che solamente adesso si rende conto del fatto che esistano sprechi e dicendo che, contemporaneamente, l’atteggiamento della sinistra gli fa venir da ridere e da piangere. «Perché non se ne sono accorti quando hanno votato in ufficio di presidenza» ha dicchi rato a Skytg24 aggiungendo: «noi vogliamo essere seri, vediamo lo schifo e cerchiamo di porre rimedio».