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Home » Roma » ETEROLOGA/ I primi due nati in Italia stanno bene, ora aspettiamo il “listino-prezzi”

  • Roma

ETEROLOGA/ I primi due nati in Italia stanno bene, ora aspettiamo il “listino-prezzi”

Paola Binetti
Pubblicato 11 Marzo 2015
fecondazione_eterologa_bioetica2R439

Infophoto

A 11 anni dalla legge 40, anche in Italia sono nati i primi due bambini concepiti con fecondazione assistita eterologa. La madre sociale è di 47 anni. Molte le domande. PAOLA BINETTI

Da un po’ di tempo in qua i bambini possono tornare a chiedere alle loro mamme: “Come nascono i bambini?  Da dove vengono i bambini?”, passato il tempo delle cicogne e dei bimbi trovati sotto una pianta, è cominciato il tempo delle provette e del mercato degli ovuli e degli spermatozoi. Dopo un periodo di racconti fantastici, i genitori sembravano essersi messi d’accordo sul fatto che si dovesse rispondere ai bambini che erano nati dall’amore di mamma e papà e che mamma e papà avrebbero continuato ad amarli per sempre. Raccontare oggi ad un bambino che è nato con la fecondazione eterologa non è semplice e ci vorrà molta fantasia per spiegargli la differenza che c’è tra un genitore biologico o un genitore sociale e perché, se sono entrambi genitori, sia pure a titolo diverso, uno lo ha abbandonato e uno lo ha preso in casa con sé. Ma sarà ancora più imbarazzante rispondere alla domanda su chi è il papà o la mamma che gli hanno dato la vita e gli hanno trasmesso delle caratteristiche fondamentali e poi sono scomparsi … Perché mai hanno fatto una cosa così strana: hanno donato i loro gameti come se si trattasse di un moderno “game”, senza preoccuparsi di sapere che fine avrebbero fatto. In Italia c’è attualmente poca gente disponibile a compiere questo gesto di apparente generosità, come sanno bene le coppie che vorrebbero ricorrere alla fecondazione eterologa e faticano a trovare donatori, proprio perché il buon senso di tante persone ritiene che la generosità sia meglio rivolgerla prima di tutto ai propri figli, di cui ci si vuole prendere cura davvero e per tutta la vita. 


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Ieri sono nati i primi gemelli, nati da fecondazione eterologa, con una madre sociale di 47 anni, che desiderava intensamente avere un figlio, senza riuscire a restare incinta, e una madre biologica poco più che ventenne, studentessa universitaria, che sembra averlo fatto per puro spirito umanitario, ricevendone in cambio solo un rimborso spese. Il ginecologo che ha seguito la donna, in una sua intervista ha detto che “La fertilità della donna era compromessa oltre che dall’età, 47 anni, anche da una riserva ovarica (produzione di ovociti) drasticamente ed irrimediabilmente danneggiata da una patologia a carico delle ovaie, l’endometriosi, responsabile del 45% dei casi di infertilità femminile”. E questa stessa diagnosi pone seri interrogativi al sistema sociale — perché attualmente le donne hanno il primo figlio sulla soglia dei 40 anni — e al sistema sanitario: l’endometriosi è una patologia che esige un impegno molto più forte da parte del SSN, spesso è sottovalutata, e non è semplice giungere ad una diagnosi tempestiva, indispensabile per attivare il prima possibile terapie adeguate. 


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Il parto è avvenuto prematuramente con quattro settimane di anticipo e con taglio cesareo, mamma e bambini stanno tutti bene. È stato utilizzato il seme del marito e per scegliere la donatrice è stata verificata la compatibilità del gruppo sanguigno e le caratteristiche fenotipiche (il colore degli occhi, dei capelli, eccetera) della donna che ha ricevuto la donazione. Le donatrici hanno ricevuto un rimborso spese, come indicato dall’attuale normativa. 

I giornali oggi (ieri, ndr) hanno parlato di un congruo rimborso proporzionato alla fatica e allo stress provocato dal prelievo degli ovuli dopo il necessario bombardamento ormonale. Niente a che vedere con il commercio di gameti che c’è all’Estero: Spagna, Inghilterra, Stati Uniti o in alcuni paesi dell’Europa dell’Est, dove esistono perfino dei cataloghi da cui si possono scegliere bambini con caratteristiche genetiche ben classificate. Non c’è che dire, un vero e proprio commercio umano con i suoi prezzi, un traffico che contraddice radicalmente al senso della dignità umana e della sua assoluta inviolabilità. Non si fa commercio del sangue… lo si dona! non si fa commercio del midollo, né di un rene o di una parte di fegato o di polmone… La legge sui trapianti in questo è chiarissima! Ma si tratta di un dono vero e non di una sorta di compra-vendita più o meno mascherata. Questo è il sospetto che circonda la fecondazione eterologa, anche perché in mancanza di una legge specifica sono ancora molte le zone d’ombra che circondano l’eterologa.


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Se è vero che la paternità e la maternità, così come la vita, non possono essere ridotte a un dato meramente genetico, non si può neppure ignorare come la medicina vada scoprendo ogni giorno di più l’imprinting genetico che caratterizza il nostro assetto biologico, nella salute e nella malattia. 

La gioia per la nascita dei due gemelli e la soddisfazione che sicuramente ne avrà tratto la madre sociale non deve far dimenticare la complessità di tutta la procedura e le implicazioni sociali e psicologiche che potrà avere per ognuna delle due mamme e per lo stesso bambino se e quando da adulto saprà come è nato. La Human Fertilisation and Embryology Authority (Hfea) ha calcolato che in tutto il mondo ci saranno dai 30mila ai 60mila bambini concepiti con gameti comprati, mentre nel 2012, nel solo Regno Unito, sono state 632 le donne single che si sono sottoposte alla fecondazione in vitro. Sono numeri che consentono di fare degli studi prospettici interessanti e mettere a fuoco delle problematiche molto concrete. 


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In un sito creato da una ragazza nata da un padre biologico diverso da quello sociale sono raccolte molte storie diverse che devono far riflettere i fautori ad oltranza di questa metodologia di fecondazione artificiale. Ci sono ragazzi che da grandi desiderano conoscere il genitore donante, madre o padre che sia, e ragazzi che sviluppano nei suoi confronti una spiccata avversità. 

Qualcuno cerca il padre o la madre postando le proprie generalità e le proprie fotografie su siti come Searching for my sperm donor father (alla ricerca di mio padre donatore di sperma); lo fanno per cercare il padre, ma anche eventuali fratelli o sorelle. Perché un genitore biologico, soprattutto i padri, non si limitano a farlo una volta sola e se per caso una ragazza giovane, senza mezzi economici, capisce che può ricavarne risorse economiche sufficienti per vivere, può essere tentata di farlo più volte. 


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Ma ci sono anche genitori biologici che dopo alcuni anni vogliono ritrovare quei figli di cui si sono privati troppo superficialmente. Attraverso il portale Donor Connections alcuni donatori, magari dopo anni, decidono di cercare i loro figli, riportando la propria identità, i luoghi e le circostanze in cui decisero di cedere i loro gameti. Per questo è comunque necessario che il ministero della Salute in Italia predisponga quanto prima il registro dei donatori: siamo agli inizi di una prassi in cui ci sono non poche zone di ambiguità che vanno tenute attentamente sotto controllo. 

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