Rosellina Archinto, nota editrice, ha rilasciato un’intervista in esclusiva a “Il Corriere della Sera”, nella quale l’88enne ha ripercorso le principali tappe della sua vita, dalla sua nascita a Genova sino al trasferimento a Milano, dove studiò Economia. Alla Cattolica incontrò il conte Alberico Archinto: “Mi piaceva, gli volevo bene e del fatto che fosse nobile non me ne importava niente. Però, dopo il matrimonio mi portò a vivere con i suoi. Con sua madre. E ho detto tutto. Poi abbiamo fatto cinque figli, in soli sette anni”.
Dopo due anni passati a New York insieme al coniuge, decise di fare ritorno in Italia, scegliendo di fare libri per bambini raffinati: “All’epoca la letteratura per l’infanzia era una cosa orribile, fatta di bambine ricciolute e testi mielosi. Io volevo fare libri prima di tutto belli. Così alla Emme Edizioni chiamai Leo Lionni e Lele Luzzati, ma anche Bruno Munari. Erano artisti, cercavano la bellezza. Poi venne Enzo Mari, raffinatissimo”. Tuttavia, i grandi editori disprezzavano i suoi “libretti”, in quanto ritenevano che fossero soltanto il passatempo di una donna ricca e annoiata.
ROSELLINA ARCHINTO: “ESSERE UNA DONNA PESAVA TANTO”
Rosellina Archinto nel prosieguo delle sue dichiarazioni rilasciate a “Il Corriere della Sera”, ha sottolineato che nella sua professione essere una donna pesava tanto, perché “quella che era una raffinata forma di editoria d’arte, diventava automaticamente un giocattolino se in mano a una donna, perdeva spessore”. A fine anni Sessanta lasciò il conte Archinto e “mezza Milano mi tolse il saluto, perché avevo abbandonato Alberico e mi ero messa con Leopoldo Pirelli. L’accusa, sottile, era che avevo lasciato un vero aristocratico per mettermi con un borghese ricco”.
La conoscenza con Pirelli avvenne in occasione di una cena a casa di amici, con cui faceva giochi di società. L’uomo rimase colpito dal numero di risposte esatte che Rosellina Archinto sapeva dare e cominciò a corteggiarla instancabilmente per sei anni, finché gli disse di sì. Da poco, l’editrice ha pubblicato le lettere di Eugenio Montale a Margherita Dalmati, alcune delle quali esplicitamente erotiche: “Montale si innamorava un giorno sì e uno no. Quando ho iniziato a pubblicare le sue lettere mi sono cadute le braccia: gli piacevano tutte!”.