Russia e Cina utilizzano i Bitcoin nelle transazioni energetiche e petrolifere: ecco cosa emerge da un rapporto di VanEck, i dettagli

Per il portale VanEck la Cina e la Russa avrebbero iniziato ad utilizzare i Bitcoin, la moneta digitale più famosa al mondo, per le transazioni in materia di prodotti energetici. Mentre nel mondo impazza la guerra dei dazi, con la mossa a sorpresa di Donald Trump che ha deciso di schiacciare il tasto pausa per 90 giorni, le due super potenze che fanno capo a Pechino e Mosca stanno utilizzando una moneta alternativa per commerciare.



Nonostante i Bitcoin siano calati negli scorsi giorni, proprio dopo l’annuncio dei dazi del 2 aprile, il loro valore resta altissimo, superiore agli 80.000 dollari per moneta virtuale, di conseguenza Cina e Russia stanno utilizzando la stessa per i loro accordi commerciali. Secondo VanEck il tutto avrebbe senso, soprattutto se l’economia statunitense dovesse rallentare a seguito della grande incertezza dei mercati dopo le mosse di Trump.



RUSSIA E CINA SCAMBIANO CON BITCOIN: ECCO PERCHE’

A quel punto la Federal Reserve Bank, la banca centrale degli Stati Uniti, potrebbe decidere di rallentare il taglio dei tassi e ciò riporterebbe appunto in auge i Bitcoin. Nel contempo ci sono quelle nazioni che non vogliono fare affidamento sui sistemi finanziari statunitensi (ricordiamo che il dollaro è la moneta mondiale della finanza) e che stanno appunto prendendo in considerazione monete alternative per spostare denaro, soprattutto grandi transazioni come quelle riguardanti petrolio ed elettricità.

L’agenzia di stampa internazionale Reuters riferiva già un mese fa che la Russia stava utilizzando le criptovalute, fra cui Bitcoin, Ether e Tether, per lo scambio di petrolio con Cina e India, e anche se la maggior parte dell’oro nero viene acquistato con la moneta classico, quella virtuale resta in forte crescita.



RUSSIA E CINA SCAMBIANO CON BITCOIN: COSA FANNO LE ALTRE NAZIONI

Stando a quanto aveva spiegato un trader anonimo sempre alla Reuters, i pagamenti in criptovalute verso la Cina avevano un valore di decine di milioni di dollari al mese e si tratta principalmente di pagamenti che vengono effettuati attraverso degli intermediari: l’acquirente cinese versa la moneta classica su un conto offshore, dopo di che l’intermediario la converte in moneta digitale, inviandola poi ad un altro conto. A quel punto, una volta che la Russia la riceve, la converte in Rubli: in questo modo si riesce anche ad aggirare le sanzioni.

Anche Iran e Venezuela utilizzerebbero una strategia simile per continuare a svolgere attività petrolifere nonostante le sanzioni americane, mentre la Bolivia ha fatto sapere di voler importare elettricità attraverso le cripto. Attenzione anche ai francesi di EDF, società energetica, che stanno valutando la possibilità di estrarre Bitcoin attraverso l’elettricità in eccesso esportata in Germania, tutta una serie di chiari segnali circa il fatto che le criptovalute stiano passando dall’essere un semplice asset speculativo ad uno strumento monetario funzionale, soprattutto in quelle economie sopracitate che cercano di aggirare il dollaro.

RUSSIA E CINA SCAMBIANO CON BITCOIN: “ADOZIONE IN CRESCITA”

Matthew Sigel, responsabile della ricerca sugli asset digitali di VanEck, ha spiegato che “l’adozione di Bitcoin è in crescita perché la risoluzione degli scambi commerciali si sta evolvendo oltre la speculazione. Questo interesse non è più teorico. Cina e Russia avrebbero iniziato a regolare alcune transazioni energetiche in Bitcoin e altre risorse digitali”.

Nel corso del 2024 la Russia aveva fatto sapere che le sanzioni imposte da Stati Uniti e Unione Europea, avevano causato dei gravi ritardi nei pagamenti, ed è per questo che Mosca ha iniziato ad utilizzare monete alternative. Oltre alle criptovalute, che continuano a crescere, la Russia utilizza ad esempio le monete tradizionali come il dirham negli Emirati Arabi, per regolare le transazioni petrolifere. VanEck conclude precisando che qualsiasi eventuale calo del dollaro previsto, cosa tutt’altro che improbabile viste le mosse a volte scellerate di Trump, potrebbe contribuire a consolidare i Bitcoin come strumento di copertura economia, soprattutto in un mondo in cui le fratture fra Paesi sono sempre più evidenti.