La risposta di Putin alle possibili sanzioni USA alla Russia: “colpa del militarismo sfrenato UE”. Il "braccio di ferro" con Trump sulla tregua in Ucraina
TRUMP “MINACCIA”, PUTIN “RISPONDE”: COSA SUCCEDE IN UCRAINA MENTRE LA GUERRA
Nessuna sanzione o penalizzazione economica farà cambiare il piano e la posizione della Russia in merito alla guerra in Ucraina: arriva dopo qualche ora la prima risposta ufficiale del Cremlino, con l’onnipresente portavoce di Vladimir Putin (Dmitri Peskov), all’ultimatum ulteriore lanciato dal Presidente USA Donald Trump nella notte americana che lo ha visto spettatore dolore alla finalissima degli US Open tra Sinner e Alcaraz.
Sanzioni durissime contro la Russia per provare a “forzare” Putin ad accettare la ripresa dei negoziati sulla fine del conflitto in Ucraina: dopo gli ultimi giorni di pesanti attacchi via droni in larga parte del Paese invaso ormai tre anni e mezzo fa, l’accelerata data ieri con la minaccia di sanzioni degli Stati Uniti punta ad ottenere una svolta nei negoziati che dopo il summit in Alaska non sono purtroppo decollati.
Le sanzioni accumulate in questi ultimi 4 anni, spiega il portavoce di Putin, «si sono dimostrate assolutamente inutili per le pressione sulla Russia»: secondo Pesov, resta del tutto preferibile raggiungere gli obiettivi preposti da Mosca per la conquista del Donbass, «garantendo nostra sicurezza attraverso metodi politici e diplomatici», ma ciò avverrà solo quando vi sia piena reciprocità con Kiev e gli Stati UE, fino a che non avverrà «nessuna sanzione potrà costringere la Federazione Russa a cambiare questa posizione coerente». Per colpa di un “militarismo sfrenato” dell’Europa, chiosa Peskov, il rischio è che la soluzione definitiva per tale conflitto resta sempre più «difficile da trovare».
La Russia teme che gli USA possano essere sempre più preda dell’orbita europea con la svolta sulle sanzioni che allontana un accordo diplomatico sul breve periodo, come invece avevano concordato Putin e Trump ad Anchorage: di contro, Washington ha visto in queste settimane il “bluff” russo di non porre passi in avanti, anche per un interventismo di parte dei volenterosi UE che vorrebbero imporre l’invio di soldati in Ucraina come unica vera garanzia di sicurezza (trovando il “niet” di Meloni, Merz e di parte della coalizione pro-Kiev)
NUOVO VERTICE ALLA CASA BIANCA IN VISTA? INTANTO VON DER LEYEN CHIAMA IL PRESIDENTE USA
Trump si è detto tutt’altro che contento di come stanno andando le trattative sulla guerra in Ucraina, annunciando ieri – oltre alla possibilità concreta di lanciare una seconda fase di sanzioni contro la Russia – che ben presto ci sarà un nuova telefonata con Vladimir Putin per discutere proprio delle prossime decisive mosse da prendere sul conflitto: con Zelensky che ritiene la svolta sulle sanzioni come «l’idea giusta», nelle ultime ore si è fatto molto fitto il collegamento diplomatico tra USA e Unione Europea per provare ad organizzare un piano congiunto sanzionatorio contro Mosca.
Il segretario al Tesoro Bessent ieri ha invitato Bruxelles a seguire l’iniziativa americana per arrivare a far crollare l’economia russa, in modo da costringere Putin a tornare sul tavolo dei negoziati per la tregua: nelle prossime ore sono attesi alla Casa Bianca «alcuni leader europei» in forma «individuale» per poter mettere a punto il piano di sanzioni alla Russia, così ha annunciato il Presidente Trump senza però specificare quali importanti capi di Governo si recheranno di nuovo nelle Studio Ovale due settimane dopo l’ultima visita dei volenterosi UE alla Casa Bianca.
Da Bruxelles nel frattempo viene confermata su tutta la linea la telefonata avvenuta tra Ursula Von der Leyen e lo stesso Trump, senza spiegare i dettagli tecnici ma non smentendo come il dossier Ucraina e pacchetto sanzioni contro Mosca siano stati al centro della videoconferenza tra i due leader alleati. Mosca denuncia l’intromissione europea sul campo diplomatico per la guerra in Ucraina, mentre il Presidente del Consiglio UE Antonio Costa ribadisce che le sanzioni saranno coordinate strettamente tra USA e Unione Europea.