Sabrina Misseri e Cosima Serrano, all’ergastolo per delitto di Avetrana
Il delitto di Avetrana, l’omicidio della 15enne Sarah Scazzi che verrà ripercorso questa sera dal programma Quarto Grado, è un caso che ha tenuto col fiato sospeso l’Italia intera e che si è chiuso con le condanne all’ergastolo per omicidio volontario la cugina Sabrina Misseri e la zia Cosima Serrano per concorso in omicidio, mentre Michele Misseri invece è stato condannato a 8 anni per occultamento di cadavere e inquinamento delle prove. Il sospetto di coinvolgimento della cugina Sabrina emerse durante le prime fasi delle indagini. All’inizio, gli investigatori presero in considerazione il possibile movente della gelosia: forse Sabrina era gelosa delle attenzioni che Sarah riceveva da un cuoco di Avetrana, Ivano Russo. L’uomo, di 27 anni, avrebbe avuto una relazione con Sabrina ma allo stesso tempo avrebbe dedicato molte attenzioni a Sarah, decidendo infine di troncare ogni rapporto con la cugina maggiore. Da sempre, Sabrina Misseri ha respinto qualsiasi accusa di gelosia nei confronti di Sarah e nega di aver avuto un violenti litigio con lei il giorno in cui fu denunciata la scomparsa di Sarah. Ma è stata riconosciuta colpevole, proprio come la madre, in ogni grado di giudizio.
Il 21 febbraio 2017 la Corte di Cassazione, infatti, ha confermato la condanna all’ergastolo stabilendo che “il delitto doveva ascriversi a due persone da identificare nelle imputate” e definendo una dinamica secondo cui “l’omicidio era stato consumato mediante strangolamento”. Poiché sul corpo di Sarah Scazzi non erano stati rinvenuti “segni di lotta o legati al tentativo di allentamento della cintura stretta al collo, come reazione istintiva al soffocamento che si stava compiendo”, quel terribile omicidio “non poteva essere quindi opera di un unico soggetto ma doveva essere avvenuto per effetto del concorso sinergico di due persone, l’una che aveva posto in essere la specifica azione di soffocamento da dietro alla vittima, e l’altra che le aveva inibito ogni tentativo di difendersi”. E, secondo la Cassazione, le “uniche due persone presenti in casa” al momento del delitto erano appunto Sabrina Misseri e Cosima Serrano.
Cosa fanno oggi Cosima Serrano e Sabrina Misseri
Ad oggi, Sabrina Misseri ha 34 anni ed è stata definita una “detenuta modello” dal legale della madre Cosima. Da 11 anni è detenuta nel carcere di Taranto, dove divide la cella con la madre Cosima Serrano. Con lei ha condiviso anche l’impiego presso la sartoria del centro di detenzione, confezionando tovaglie e corredi di stoffa, ed è attualmente impiegata nel centro estetico dello stesso carcere. Oggi anche Cosima Serrano si trova detenuta nel carcere di Taranto, come la figlia Sabrina, e lavora nella sartoria del carcere. Durante l’emergenza Covid ha confezionato anche mascherine chirurgiche. A causa della sua buona condotta, è possibile che in futuro possa richiedere e ottenere dei permessi speciali per uscire dal centro di detenzione, che non possono essere più di 45 giorni all’anno.
Invece a marzo la Cassazione ha confermato il “no” alla richiesta di Sabrina Misseri di un permesso premio per uscire dal carcere di Taranto. Per i magistrati il fatto che non abbia ammesso il delitto, sebbene non sia una condizione necessaria per ottenere il permesso premio, indica in lei la mancanza di una “rivisitazione critica” del suo “pregresso comportamento deviante” e quindi attesta la sua pericolosità sociale. Per la difesa di Sabrina Misseri non si è tenuto conto del “positivo percorso penitenziario” compiuto dalla donna e il fatto che lei “rifiuta di assumersi la responsabilità dell’omicidio per il quale è stata condannata” è “un comportamento che non può essere valorizzato per rigettare il permesso premio, istituto finalizzato al favorire il reinserimento sociale” e quindi la decisione sarebbe illegittima, mentre legittima è per il legale la scelta dell’assistita di non assumersi la responsabilità, facendo notare che “la condannata ha proposto ricorso davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo e intende proporre istanza di revisione della condanna“.