Lo scorbuto torna a far paura con un bimbo che è stato colpito a Rimini. Si tratta di un caso veramente molto raro, perché legato a una malattia che era diffusa in tempi antichi e che ormai da tempo sembrava debellata. I maggiori casi derivano dal Medioevo quando lo scorbuto colpiva soprattutto i marinai che in viaggio per lungo tempo non avevano la possibilità di mangiare verdura e frutta fresca di stagione per ovvi motivi. La patologia è legata a una carenza, importante, di Vitamina C e in alcuni casi può essere addirittura mortale. Il bambino è stato ricoverato nel reparto di pediatria dell’ospedale di Rimini dove è stato curato veramente con grande attenzione. Per fortuna ieri è stato dimesso e ora è in un buono stato di salute. Ovviamente dovrà fare dei controlli e iniziare ad avere un’alimentazione diversa da quella condotta fino a questo momento con l’assunzione regolare di frutta e verdura rigorosamente fresche.
Scorbuto, bimbo colpito a Rimini: parla il padre
Il papà del bimbo colpito a Rimini da scorbuto ha parlato ai microfoni de Il Resto del Carlino. Questi ha spiegato come i primi sintomi erano già stati ravvisati a novembre, per poi rimanere silenti fino a marzo quando il ragazzino di cinque anni aveva contratto il virus della varicella. Il padre ha specificato: “Non era vaccinato perché si sospettava una malattia autoimmune e ci avevano detto che era meglio attendere per capire qualcosa in più e poi procedere col vaccino”. Fondamentali sono state poi le parole legate anche alla sua alimentazione: “Purtroppo è molto selettivo col cibo, mangia pochissime cose nonostante la nostra lotta continua per fargli mangiare tutto. La dottoressa così è riuscita a intuire che ci potesse essere una importante carenza di Vitamina C. Hanno iniziato ad iniettarla in dosi da considerasi massicce e intanto sono arrivati gli esiti degli esami che hanno evidenziato lo scorbuto“. Ora il bimbo sta bene e migliora giorno dopo giorno, ma magari con l’aiuto anche di specialisti dovrà assolutamente rivedere quanto fatto a tavola.