La mappatura del genoma del grano duro (e in particolare quella della varietà di frumento “Svevo”) realizzato da uno studio italo-americano che ha coinvolto altri Paesi ed è durato cinque anni ora promette di rivoluzionare la filiera agraria e di segnare una tappa completamente nuova nel settore. Infatti, come hanno spiegato gli stessi ricercatori, aver mappato il Dna del grano permetterà di fare fronte ai cambiamenti climatici che ci attendono nel futuro in modo da creare delle colture più resistenti soprattutto alla siccità. “Il fumento duro è una pianta tipica dell’area mediterranea, una regione che subisce un grande impatto da parte dei cambiamenti climatici” ha spiegato il coordinato dello studio, Luigi Cattivelli. Inoltre la ricerca ha ricostruito anche quello che è proprio l’albero genealogico del grano duro che nella versione come la conosciamo oggi è il frutto di incroci e selezioni al termine di una storia millenaria e che l’ha visto evolversi dal farro. (agg. di R. G. Flore)
ECCO IL “DNA DELLA PASTA”
Completata la mappa genetica del grano duro: con il progetto, che ha richiesto circa cinque anni di ricerche, che ha esaminato il corredo genetico del frumento infatti è stato possibile risalire a quello che è il “Dna della pasta” e che in futuro aiuterà a realizzare della varietà più nutrienti, oltre che maggiormente resistenti alla siccità, dello stesso frumento. L’annuncio è arrivato nelle ultime ore dopo che l’indagine, realizzata in cooperazione tra studiosi italiani e statunitensi, è stata pubblicata sulla rivista Nature Genetics. Il gruppo di lavoro, coordinato da Luigi Cattivelli (Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Economia Agraria) e che ha visto pure i contributi l’Università di Bologna e del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha ottenuto un risultato fondamentale data la mole di lavoro richiesta, visto che ‘mappare’ il genoma del grano duro è molto più complicato essendo quattro volte più grande di quello umano.
COMPLETATA LA MAPPA GENETICA DEL GRANO DURO
Ad ogni modo, la ricerca durata cinque anni e che ha coinvolto in totale sette Paesi consente ora di tracciare meglio le varietà di frumento, soprattutto in vista dei prossimi anni quando le temperature aumenteranno in tutto il pianeta e soprattutto subentreranno nuove malattie: “Oramai non è più pensabile di coltivare le piante selezionate cento anni fa” ha spiegato lo stesso Cattivelli. Entrando più nello specifico nel lavoro, gli scienziati hanno preso in esame il corredo genetico del frumento della varietà “Svevo”, riuscendo anche a realizzare un vero e proprio albero genealogico del grano duro (da cui si produce la pasta) che pare si sia evoluto oltre 3000 anni fa dal farro. Non solo: secondo Marco Maccaferri dell’ateneo bolognese, che della ricerca è stato uno dei primi autori, “nella mappa si possono vedere distinte le firme del Dna che sono state importanti nell’evoluzione e nella coltivazione del grano duro”.