Procedono i lavori per arrivare all'approvazione del Piano d'azione nazionale per la salute mentale del prossimo quinquennio
Alcuni giorni fa, il ministero della Salute ha consegnato alla Conferenza Stato-Regioni il Piano per la salute mentale per il prossimo quinquennio. Si tratta delle linee di sviluppo lungo cui si dovrebbero evolvere le cure psichiatriche in Italia.
È un documento di circa cento pagine redatto in due anni di lavoro da una commissione autorevolmente diretta composta da venti componenti che ha sentito quaranta esperti e altrettanti enti. Il testo si articola in sei aree tematiche e auspica per ciascuna obiettivi e percorsi.
Va riconosciuto il desiderio di bene per ogni cittadino in qualsiasi condizione si trovi riferendo così anche di che pasta è fatto ogni professionista serio. Annoto qualche osservazione che potrebbe essere tenuta in maggior considerazione nell’iter di affinamento e approvazione di tale strumento di lavoro.
Interessante il riferimento all’articolo 32 della Costituzione italiana in cui, va ricordato, la salute non è descritta come un diritto posseduto dallo Stato e da esso elargito, ma un diritto del cittadino che lo Stato può concorrere a sostenere erogando cure, di norma, senza imporre trattamenti ad alcuno. Invero la salute non la può dare nessuno nonostante il più sentito desiderio e, quindi, la titolarità del diritto è alla salute possibile che normalmente è quella con cui uno viene al mondo; diversamente si rischierebbe di immaginare una pienezza di diritti solo per cittadini sani.
Nell’elaborare un piano per un periodo ormai prossimo occorre immaginare anche con quali risorse realizzarlo: risorse economiche e risorse umane che per loro natura e oggettiva realtà non sono infinite. Ciò richiede realismo nel definire obiettivi e priorità fissando requisiti organizzativi e strutturali sostenibili implicando adeguatamente professionalità e strutture di cura esistenti.
Una terza attenzione da avere è di non sanitarizzare aspetti della vita che sono di altra natura come l’educazione, l’ordine sociale, la fatica del lavoro e della vita in genere; immaginare o sottintendere che ci sia una medicina che li sostituisca è controproducente allo scopo.
Esiste un sistema di cura e di professioni della salute mentale che merita di essere sostenuto, valutato con qualche parametro essenziale e corretto dove necessario. Su questo vale proprio la pena aprire una riflessione utilizzando anche il Piano per la salute mentale.
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