Dopo gli arresti sul caso Urbanistica, Pd e sindaco Sala ritirano il sostegno al Ddl Salva-Milano: cos'è quali scenari si aprono ora per Palazzo Marino
LE INCHIESTE SULL’URBANISTICA A MILANO BLOCCANO (FORSE DEFINITIVAMENTE) LA LEGGE DEL GOVERNO
Nato come una proposta specifica nella giunta Salta, divenuto poi nei mesi successi una vera e propria proposta di legge depositata dal Governo Meloni: il “Salva-Milano” nelle ultime convulse ore a Palazzo Marino è riemerso al centro del dibattito politico anche nazionale, specie dopo che il Comune di Milano ha ufficialmente preso le distanze a seguito degli arresti della Procura nell’ambito dell’inchiesta sull’Urbanistica sotto la Madonnina.
La norma, risultato faticoso della collaborazione tra la giunta Sala e il Governo di Centrodestra, avrebbe dovuto sbloccare lo stallo e l’impasse edilizio degli ultimi anni post-Covid: già approvato alla Camera dei Deputati, il testo di legge a firma Foti (attuale Ministro degli Affari Europei, in quota FdI) è fermo al Senato e vede entro il prossimo 12 marzo la scadenza della presentazione per ordini del giorno ed emendamenti vari. Milano però si sfila dal “Salva-Milano”, decisione presa rapidamente dopo l’arresto dell’architetto Oggioni, ex dirigente del Comune e direttore dello Sportello unico Edilizia di Palazzo Marino.
Come spiega nel dettaglio la nota del Comune di Milano uscita nel pomeriggio del 5 marzo 2025, davanti alle indagini a cui il sindaco Sala aveva subito bollato come “preoccupato”i, si è scelto di non sostenere più il progetto di legge. Dopo aver spiegato nel dettaglio la “presa di distanza” e le azioni messe in campo già dopo le prime inchieste emerse negli scorsi mesi sull’urbanistica milanese, la giunta guidata da Beppe Sala ufficializza che non intende proseguire «nell’iter di approvazione della proposta di legge cosiddetta ‘Salva Milano’».
COSA SAPPIAMO FINORA DEL CAOS-CASO “SALVA-MILANO”
Addirittura il Comune di Milano si costituisce fin da subito parte civile contro i vari indagati accusati, a vario titolo, di corruzione, depistaggio e falso: secondo lo schema della Procura milanese vi sarebbe un sistema in atto (illecito) che nel creare una rete di professionisti pubblici e privati, tentava di indirizzare e controllare i vari progetti edilizi nell’intera cerchia della città di Milano. Oltre alle indagini, anche alcune intercettazioni riportate dall’accusa riportano di un confronto tra l’architetto arrestato ai domiciliari e l’attuale assessore alla Casa del Comune, nel fare pressione sull’avanzamento del Ddl “Salva-Milano” addirittura consigliando e “dettando” alcune parti della legge.
L’intento della legge era quello di semplificare e rendere più agile e veloce l’approvazione die progetti di urbanistica a Milano, seguendo lo schema già adottato in passato per la ricostruzione a Genova del Ponte Morandi, ma ovviamente su più ampia scala. Secondo quanto inserito dal Governo nel progetto di legge – caldamente sostenuto fino a ieri dal sindaco Sala e dalla giunta di Centrosinistra a Milano – con il “Salva-Milano” si poteva tornare a costruire nuovi edifici, anche grattacieli, al posto di altri con una sufficiente segnalazione certificata di ristrutturazione, senza attuare ogni volta un piano specifico ad hoc.
Al netto però del contenuto della proposta di legge, Sala e la sua giunta hanno fin da subito appoggiato il Salva-Milano in quanto si riteneva lo strumento ideale per sbloccare la burocrazia “opprimente” che da anni bloccava molte opere, tra riqualificazione e rinnovo della città simbolo dell’operosità lombarda. Dopo le forti critiche di Verdi e Sinistra Italiana anche prima delle inchieste, l’esplodere del “caso Urbanistica” ha portato il sindaco e il Pd di Elly Schlein a fare un passo indietro togliendo il sostegno anche a livello parlamentare al Ddl. «Non ci sono più le condizioni per andare avanti», ha detto nelle scorse ore la segretaria Pd difendendo il sindaco e accusando il Centrodestra dell’intera vicenda. Stoppare le inchieste per far ripartire i cantieri e agire sui controlli post-opere: fino a ieri la giunta Sala e l Pd sostenevano tutto ciò, salvo ora compiere un clamoroso dietrofront e provando a scaricare ogni responsabilità sugli avversari politici.
