Domani l'udienza della Cassazione sul processo Open Arms: attesa sentenza sul ricorso dei pm di Palermo contro Matteo Salvini. Cosa può succedere
LA FIDUCIA “A TEMPO” DI SALVINI PER LA MAGISTRATURA ALLA VIGILIA DELLA SENTENZA OPEN ARMS
«Male non fare, paura non avere»: il proverbio dei nostri nonni, richiamato dal leader della Lega Matteo Salvini alla vigilia della sentenza di Cassazione sul processo Open Arms, può funzionare ma con l’attuale magistratura resta comunque una fiducia “a tempo”. Questo sottolinea il vicepremier parlando nell’ultima puntata di “4disera”, in attesa che giovedì 11 dicembre 2025 i giudici della Suprema Corte decidano in merito all’assoluzione in primo grado dell’allora Ministro degli Interni, sull’arcinoto caso dei migranti salvati dalla nave ong Open Arms nell’estate del 2019.
«Devo fidarmi della magistratura, sono sempre fiducioso, anche se vedendo casi di cronaca dove dopo vent’anni ancora tutto viene messo in discussione ecco che qualche dubbio sorge»: nell’eterno gioco di scontro a distanza con la magistratura, dopo che in estate i pm della Procura di Palermo sono tornati alla carica con il ricorso “per saltum” – evitando cioè il processo d’Appello dopo l’assoluzione in primo grado del dicembre 2024 – si arriva così al capitolo finale della lunga vicenda durata ormai 6 anni.

«Sono arrabbiato ma non preoccupato», ha spiegato ancora Salvini in previsione dell’ultimo atto di domani, si dice tranquillo e ripete l’insegnamento della nonna con il proverbio “male non fare…”, anche se ammette che i tempi odierno della giustizia italiana non lo lasciano affatto serenissimo sulla buona conclusione. Se infatti arrivasse una condanna, o comunque il ripetere del processo in primo grado, «che segnale arriva ai trafficanti e agli scafisti?». Davanti ad una dura chiusura dei porti italiani a migliaia di clandestini irregolari, quanto fatto nei primi anni del Governo Conte e oggi con il Governo Meloni, «è semplicemente il mio mestiere, sono orgoglioso di aver difeso i confini».
COSA HA DETTO IL PG DELLA CASSAZIONE E QUALE BIVIO ATTENDE DOMANI IL GOVERNO
L’accusa di sequestro di persona e omissione di atti d’ufficio, da cui in primo grado Salvini è stato assolto completamente in quanto «il fatto di reato non sussiste», torna sui banchi della Cassazione che dovrà dirimere una decisione netta: o confermerà l’assoluzione decretando la fine completa del processo Open Arms contro l’allora responsabile del Viminale, oppure indicherà il ritorno al processo di primo grado “bis”, rischiando fino a 6 anni di carcere qualora Matteo Salvini dovesse questa volta essere riconosciuto colpevole.
A questo si aggiungerebbero le notevoli conseguenze politiche sulla non candidabilità e sulla caduta di uno dei leader del Governo Meloni, a ridosso delle Elezioni Politiche del 2027; insomma l’appuntamento dell’11 dicembre per il presente e il futuro del Centrodestra non è questione da poco, anche se il Ministro delle Infrastrutture si dice tranquillo per aver scelto, tanto ieri quanto oggi, «di difendere i confini del Paese».

Presieduta dal primo Presidente Pasquale D’Ascola, la Corte di Cassazione dovrà dirimere diversi documenti e carte presentate dai pm e dalla difesa del vicepremier Salvini, l’avvocatessa e parlamentare Lega Giulia Bongiorno: la vigilia di questo importante ultimo grado di giudizio è stata segnata dalla memoria presentata dal procuratore generale della Suprema Corte, circa 50 pagine dove si esprimere profonda perplessità circa l’operato dei giudici accusatori di Palermo.
Secondo il pg, il ricorso presentato dai pm non dimostrerebbe «la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati», e per questo non vi sarebbero ad oggi le motivazioni per andare a condannare l’imputato Salvini: in teoria già domani potrebbe essere emessa la sentenza, al più tardi il dibattito potrà estendersi entro comunque la fine del 2025. Verrà discussa la memoria del procuratore generale con le sue motivazioni, con la soddisfazione di Salvini che valuta il documento della pubblica accusa già di suo un riconoscimento della sua non colpevolezza: stando infatti a quella memoria presentata dalla Procura Generale, il ricorso per saltum dei pm potrebbe essere impugnato.
Viceversa, se già domani si arriverà a sentenza accogliendo tale ricorso si rischia il ritornare indietro da capo con un nuovo processo: il che sarebbe alquanto assurdo vedendo quanto la stessa pubblica accusa ha sottolineato nella memoria presentata a fine novembre, «il ricorso su Open Arms non dimostra la sussistenza di tutti gli elementi dei reati contestati».
