NIENTE DIMISSIONI IN SPAGNA: SANCHEZ RESTA AL GOVERNO (E RILANCIA)
«Mi assumo la decisione di continuare con ancora più forza alla guida della presidenza del governo della Spagna»: così lunedì mattina il Premier Pedro Sanchez annuncia che non solo non si dimetterà da capo del Governo di Madrid ma che proseguirà con ancor più «convinzione» nel contrastare chi abbia messo in dubbio la sua legittimità al potere dopo le inchieste a carico della moglie. 10 minuti di discorso che seguono 5 giorni di “pausa” che lo stesso Sanchez si era preso per prendere una decisione definitiva dopo la denuncia del sindacato di destra “Manos Limpias” (“Mani Pulite”, ndr) in merito alle presunte riunioni di Begona Gomez – la “first lady” del Premier – con il consigliere delegato della compagnia aerea Air Europe.
Secondo l’accusa, quegli incontri avrebbero portato al salvataggio della compagnia aerea con l’ipotesi di reato dunque per la moglie di Sanchez formalizzata in abuso di informazioni privilegiate e corruzione. L’inchiesta di Madrid prosegue anche se lo scorso 25 aprile la procura ha chiesto l’archiviazione del fascicolo: nel frattempo il Primo Ministro si era preso qualche giorno per valutare eventuali dimissioni. Negando di aver agito per un mero calcolo “politico”, il Premier nel suo discorso stamane alla Moncloa ha deciso di «continuare con ancora più forza alla guida del governo spagnolo».
Il Premier e la moglie fanno sapere anche al Re Felipe che la campagna diffamatoria – da loro punto di vista – «non si fermerà. Ne soffriamo da dieci anni”»: la risposta del leader Psoe è però quella di proseguire l’impegno per mettere fine «alla politica della vergogna che stiamo subendo da troppo tempo». In conclusione, Sanchez punta dritto il dito contro il sindacato di destra e le opposizioni che hanno chiesto a gran voce le dimissioni: «Se consentiamo che gli scontri tra partiti giustifichino l’esercizio dell’odio, le insidie e le falsità contro terze persone, allora non vale la pena».
🔴EN DIRECTO
Declaración institucional del presidente del Gobierno, @sanchezcastejon, en La Moncloa. https://t.co/U5etB6Hn7a
— La Moncloa (@desdelamoncloa) April 29, 2024
IRA OPPOSIZIONI CHE PARLANO DI “SCENEGGIATA” DEL PREMIER SANCHEZ. E INTANTO NEI SONDAGGI IL PSOE VOLA…
Come ha spiegato a Euronews dopo le dimissioni “annullate” del Premier Sanchez il consulente politico Diego Bayón, la scelta del leader Psoe ha avuto l’effetto di compattare la sinistra in Spagna portando paradossalmente più consensi di prima. Questo episodio, sottolinea l’analista, ha permesso a Sanchez «di cambiare il focus della narrazione, non si parla più tanto delle indagini giudiziarie in corso che riguardano sia il suo partito che sua moglie». Non solo, oltre a cambiare la narrazione, la logica «dei due blocchi» punta la sinistra a contrastare «l’estrema destra e costruire un muro contro il Partito popolare e Vox, gli permette di unire il suo elettorato in vista delle prossime elezioni».
Un primo risultato Sanchez lo ha già ottenuto, come dimostrano gli ultimi sondaggi del Cis (Centro demoscopico nazionale spagnolo): dopo il “no” alle dimissioni, Il Partito Socialista spagnolo è dato in vantaggio di circa 10% sul Partito Popolare nelle intenzioni di voto che proiettano la Spagna verso le Elezioni Europee. Dalle opposizioni si alza il coro di protesta per la “pausa scenica” messa in atto da Sanchez in questi 5 giorni in cui ha annullato tutti gli impegni da Primo Ministro e di tutto il Governo: «il Premier ha assoggettato l’intera nazione alla sua strategia personalistica», attacca il leader Pp Alberto Nunez Feijoo, accusandolo di essersi reso «ridicolo con le sue sceneggiate e usando il re come attore non protagonista». Per il leader di Vox, Santiago Abascal, i 5 giorni col Premier “congelato” è stato «un teatrino indegno e vittimistico che ci ha fatto precipitare collettivamente in un imbarazzo internazionale di dimensioni e conseguenze assolutamente incalcolabili». Dopo aver preso il potere nonostante abbia perso le Elezioni, conclude Vox accusando Sanchez, le mancate dimissioni rappresentano il continuo «colpo di Stato contro l’unità, la convivenza, lo Stato di diritto, e la separazione dei poteri, contro la libertà di stampa».