Sandro Arzu arrestato dopo latitanza di due anni: ritenuto responsabile dell'omicidio Marongiu e del piano per il sequestro del "mangiabambini"
Aveva fatto perdere le sue tracce per oltre due anni, ma la latitanza di Sandro Arzu è finita la settimana scorsa, quando è stato arrestato a Cagliari. Si era nascosto, facendo perdere le sue tracce: l’allarme scattò quando non tornò a casa della madre per rispettare l’obbligo di soggiorno a cui era tenuto per il regime di semilibertà, scattato dopo una condanna per droga. Ma poi sparì nel nulla. A un certo punto si pensò anche al peggio, visto che l’auto del 56enne pregiudicato venne ritrovata con due fori sul parabrezza e tracce di sangue. Ma aveva semplicemente inscenato la sua morte.
Ora è in carcere, in un momento di svolta nell’inchiesta per l’omicidio di Mino Marongiu, perché – come ricostruito da La Nuova Sardegna – è ritenuto il responsabile del delitto. A inchiodarlo, una confidenza emersa dalle intercettazioni disposte dalla DDA per un’inchiesta legata a un traffico di droga. Un pregiudicato, nell’ottobre scorso, doveva incontrarlo, anche se lo temeva, essendo a conoscenza dello spessore criminale. Gli inquirenti hanno così avuto la conferma che Sandro Arzu era ancora vivo.
“SANDRO ARZU AVEVA PROGETTATO IL SEQUESTRO DEL MANGIABAMBINI”
Ma Arzu, in quell’occasione, si sbilanciò, facendogli alcune confidenze: disse che, al momento del delitto di Marongiu, indossava un giubbotto antiproiettile, circostanza cristallizzata dalle immagini delle telecamere di un bar. Due riscontri in uno, per gli inquirenti. Marongiu, dunque, sarebbe stato ucciso per vendetta, dopo il duplice tentato omicidio di Arzu. Inoltre, il movente è legato anche all’omicidio di Mosè Cao, sparito nel settembre 2021 e trovato morto in un pozzo nel novembre successivo: Marongiu, che negava di esserne l’assassino, temeva che Arzu gliela facesse pagare.
Non a caso, Sandro Arzu, prima che venisse arrestato, stava progettando il sequestro di un pregiudicato, tale “Mangiabambini”, che avrebbe consegnato Mosè Cao al suo assassino. Forse voleva interrogarlo; comunque, voleva realizzare il suo piano entro il 3 giugno, ma è stato arrestato prima. Per gli inquirenti, nelle ultime ore progettava anche la fuga dalla Sardegna, perché, parlando con un parente, aveva aperto alla possibilità di andare via, forse perché temeva che le cose si potessero mettere male per lui.
Ma in carcere non è finito solo Sandro Arzu, bensì anche altre quattro persone, accusate di aver offerto un sostegno importante ad Arzu per portare a termine la sua missione: si tratta di due fratelli, del nipote e di un amico, tutti rimasti in silenzio davanti al GIP di Lanusei.