Le riserve auree delle banche centrali sono il riflesso di una perdita di fiducia molto pericolosa. E l'UE è il vero epicentro della crisi. Ecco perché

Le banche centrali si liberano per quanto possono di titoli del Tesoro USA e comprano oro: le riserve auree costituiscono ormai circa il 27% delle riserve auree totali.

Ecco la notizia assai più importante della folcloristica parata militare di Pechino che fa sfilare militari senza capi, capi appena eliminati dalle purghe di Xi Jinping e capi di Stato di nazioni-salsiccia centro-asiatiche tutte debitrici più alla Russia che alla Cina del loro ordine interno e della loro possibilità di trovare un indirizzo politico non contraddittorio (un indirizzo comune è impossibile, vedi la Mongolia).



Gli osservatori silenziosi giudicano questi comportamenti delle banche centrali una prova della caduta dell’affidabilità non tanto degli USA come potenza mondiale, ma, a parer mio, come l’inizio di una violenta crisi internazionale provocata dalla drammatica interruzione dell’era della globalizzazione secolare.



Dalla crescita delle tariffe, ci insegnò Mundell nel suo saggio degli anni sessanta del Novecento, altro non può derivare che la svalutazione selvaggia delle monete; con ciò che ne consegue, ossia un peggioramento delle condizioni economiche universali.

La politica di globalizzazione altro non era – come io ho sempre sostenuto – che una manifestazione dell’era della centralizzazione capitalistica mondiale, avente al suo centro non più solo e soltanto le filiere di impresa che costituiscono il nerbo del commercio mondiale, ma, in primis, l’emersione di quello straordinario fenomeno internazionale che è stata la deflazione secolare preconizzata da Hansen sul finire degli anni trenta e che culmina oggi con la guerra imperialistica.



Fonte: Pexels.com

Dalla fine degli anni ottanta del Novecento inizia la creazione del mercato mondiale, che – a differenza dell’epoca di Bastiat – ora si vuol fondare non più sul laissez faire ma sullo Stato, sui regolamenti speciali e infine sulla governance e non più sulla politica economica ma sulle cosiddette predieriane autorità indipendenti.

L’UE è l’esempio mostruoso – e di dissipazione, con immensi dolori sociali – della costruzione di questa utopia del male, eletta a regola mundi attraverso la perversione del modello regolatorio francese e dell’ordoliberismo tedesco condito con quel neohegelismo alla Alexandre Koyève e con una spruzzatina di neocameralismo USA.

Ma questo commercio mondiale – Germania merkelinana docet – altro non era che un insieme di Stati tutti rivolti a costruire una politica export lead  di bassi salari per una esportazione che non poteva che condurre sì all’ampliamento dei mercati, ma sulle basi fragili della deflazione; e quindi della povertà assoluta che sia allarga sempre più in tutto il mondo.

Le guerre inter-imperialistiche che iniziarono nei Balcani, sono continuate in Georgia e in Ucraina e dilagano in Myanmar minacciando continuamente l’Indo-Pacifico con il conflitto indo-pakistano, complicano il quadro.

Un quadro che le cancellerie internazionali, se riescono a interpretare, non riescono poi a frenare ponendo rimedi. Perché i rimedi ci sono, e sarebbero la diplomazia e la deterrenza, oggi sostituita da una farsesca politica di riarmo europeo che non ha nessuna base scientifica e militare degna di questo nome (con l’umiliazione di capi militari che potrebbero invece, per l’educazione militare ricevuta in questi anni, dare il meglio di sé).

Al contrario, gli Houthi continuano indisturbati a bombardare, invece che essere ridotti in un fiat al silenzio liberatorio del commercio mondiale.

Quando si parla del declino dell’Occidente si parla di bazzecole che potrebbero essere evitate con un minimo di amor di patria e di orgoglio nazionale e internazionale democratico, a fronte dei burattini di Pechino e dei loro leader a libro paga.

 

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI