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Home » Esteri » SCENARIO/ Sapelli: così la Germania può ancora evitare lo scoppio di una guerra mondiale

  • Esteri
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  • Russia

SCENARIO/ Sapelli: così la Germania può ancora evitare lo scoppio di una guerra mondiale

Giulio Sapelli
Pubblicato 7 Giugno 2025
Donald Trump e Friedrich Merz (Ansa)

Donald Trump e Friedrich Merz (Ansa)

Il legame euro-atlantico è sempre stato il fondamento della politica tedesca inaugurata dal Cancelliere Helmut Schimdt

Il destino storico della Germania è sempre stato quello di una lunga marcia verso occidente, sfidando il richiamo delle steppe e dei mari indopacifici, come ci ha dimostrato la tragedia della Seconda guerra mondiale che è inestricabile con l’ascesa e l’affermazione politica come potenza del nazismo.

La vittoria staliniana nella Seconda guerra mondiale, con l’occupazione e la divisione, tanto di Berlino quanto della Germania, pareva aver fermato questo lungo cammino, che i liberaldemocratici mondiali interpretarono come vittoria del capitalismo liberista, a partire dagli anni Cinquanta del Novecento.


Asset russi congelati, pressing Germania ma Belgio: "Rischiamo perdite miliardarie"/ Lega: "Vanno restituiti"


La disgregazione, poi, dell’Urss e il trionfo dell’ordoliberismo teutonico in Europa attraverso l’Ue e di quello anglosferico grazie alla centralizzazione capitalistica, cambiarono gli equilibri di potenza europei e mondiali. La politica di liberalizzazione economica e di sregolazione finanziaria inaugurata subito dopo il crollo dell’Urss dalle potenze guidate dal socialismo internazionale e dal multilateralismo liberale alla fine del Novecento, spalancarono le porte a un nuovo secolo.


Putin: “Dombass sarà nostro, coi negoziati o con le armi”/ Trump accelera sulla pace: oggi round USA-Ucraina


Gli Usa, a differenza di ciò che ci si attendeva, persero via via quell’intreccio di dominio militare e di controllo ideologico mondiale che aveva caratterizzato la loro storia a partire dalla fine della Prima guerra mondiale. I valori americani, dopo la sconfitta subita nel Vietnam e le contestazioni degli anni Settanta del Novecento, resero gli Usa una potenza culturalmente subalterna, dinanzi all’avanzare del biopoliticismo foucaultiano e del decostruttivismo deridiano che dalle università francesi sbalzarono come cavallette bibliche negli Usa e poi ritornarono nell’Ue, con una lunga onda egemonico-ideologica.


TAIWAN/ Tokyo con Taipei come l’Ue con Kiev, non è in grado di aiutarla senza Trump (che può cedere a XI)


Onda che fondò politicamente quella cultura woke e soprattutto quella critica al colonialismo e al sionismo che hanno trovato nelle pagine di tutta la vita di Edward Said l’interprete più lucido e più funesto, come dimostrano le voragine antisemite di questi giorni, di questi mesi. Dei valori nordamericani storicamente costruitisi in un secolo e più di storia non rimase e non rimane più nulla.

La disgregazione dell’ordine mondiale sotto le spallate di Trump e di suoi seguaci altro non è che una risposta politico-culturale dei negletti della terra, dei popoli degli abissi del mondo, in questo tormentoso aggrovigliarsi di politica internazionale e di valori dominati che oggi hanno il loro più alto punto di flessione – di nuovo – nelle terre europee e di nuovo in quelle teutoniche, che salgono ora le scale del dominio mondiale.

La nuova destra del capitalismo di guerra, vittoriosa nelle ultime elezioni al Bundestag, trova nella politica dl riarmo anti-russa una ragione di resistenza prima che di esistenza, dinanzi all’ondata recessiva che si addensa sul capitalismo mondiale per effetto sia della caduta tendenziale del saggio di profitto – invano da anni mascherata dalla leva finanziaria e dalla centralizzazione via via sempre più urgente -, sia sul fronte industriale che su quello bancario e parabancario con conseguenze stagnazionistiche e deflattive che sono sotto gli occhi di tutti.

Anche se tutti continuano a non vedere e a scambiare l’inflazione da carenza di offerta per inflazione da eccesso di salari, con conseguenze devastanti.

Carenza di offerta causata dalle politiche climatiche e di protezionismo strisciante in atto da anni e ora portate alle stelle dalla guerra intra-imperialistica russo-ucraina che si trasforma in guerra russo- europea ogni giorno che passa. Una sorta di inflazione da offerta che ha sempre più bisogno di bassi salari e di conflitti sui mercati mondiali dell’esportazione: il capitalismo realizza profitto e non pace… Questo non lo capisce nessuno se non si afferra il pensiero marxista per la coda, anche se non si ama pensare…

La politica del grande ritorno di Trump altro non è che la riproposizione di questa politica a cui il mondo guarda attonito, senza capire che l’obbiettivo finale altro non è che la conquista delle risorse russe per porle al servizio della debolezza industriale anglosferica.

La Cina e i suoi potenziali alleati indopacifici, che creano conflitti locali e contrasti – che non saranno permanenti, ma che aggravano la crisi della centralizzazione -, non potranno che ricavare, da questa crisi dei legami europei con gli Usa, un rafforzamento inaudito. Il legame euro-atlantico è sempre stato, infatti, il fondamento della politica tedesca inaugurata dal Cancelliere socialdemocratico Helmut Schimdt negli anni Settanta del Novecento, diretta a far fronte allo squilibrio che si era determinato nei confronti dell’Urss in merito ai missili SS 20 a medio raggio.

Gli anni della Merkel sono stati una parentesi teutonico-sovietica che non poteva durare, con la fine dell’Urss e l’aggravarsi della crisi capitalistica mondiale incipiente e nascosta della finanziarizzazione occidentale a fronte, invece, del crescere della fabbrica cinese… e della sua militarizzazione indopacifica.

Il neo Cancelliere Merz ficca oggi la testa in un groviglio di contraddizioni inestricabile e fatale se non riconoscerà che sfidare la Russia, senza al contempo rafforzare i legami storici della Germania con gli Usa, non potrà che portare il mondo alla guerra mondiale.

La Francia ubriaca di Macron già lavora in questo senso ponendo tutto il mondo in pericolo sol per salvare la faccia di un Presidente. Forse è giunto il momento di prendere provvedimenti…

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Tags: Donald TrumpFriedrich MerzAngela MerkelEmmanuel MacronInflazione

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