Le scie di condensazione degli aerei sono responsabili della maggior parte dell'inquinamento degli stessi velivoli: come ridurle?

Gli aerei di linea quando volano sono accompagnati da delle scie di condensazione che secondo i ricercatori sono “strisce” cariche di anidride carbonica, andando a rappresentare nel complesso oltre il 60% delle emissioni inquinanti dei velivoli. Le scie di condensazione (che molti chiamano erroneamente anche scie chimiche), sono quelle nuvole bianche a forme lineari che si trovano dietro gli aerei e trattenendo calore sono responsabili del riscaldamento globale. Cosa si potrebbe fare quindi per ridurre l’impatto delle scie sul pianeta e sul clima? Se l’è domandato Nordot che prima di tutto precisa che al loro interno non vi sono affatto sostanze chimiche ma sono scaturite dal vapore acqueo dei motori degli aerei che poi si condensa in cristalli di ghiaccio nell’aria freddissima ad alta quota.



A loro volta i cristalli di ghiaccio si combinano con le particelle di fuliggine emesse sempre dai motori degli aerei, dando quindi vita a quella massa inquinante. Il problema nel problema è che le scie di condensazione possono durare a lungo nell’aria anche se a basse temperature e possono darei vita a dei cirri artificiali, delle nuvole sostanzialmente, a quote molto elevate, quindi “rovinando” seppur in parte la visibilità degli aerei. Secondo Nordot si verificano soprattutto di notte, visto che di giorno possono essere addirittura benevoli le scie di condensazione, proteggendo la Terra dal calore del sole, ma il tutto dipende anche dalla stagione e dalla posizione geografica dell’aereo.



SCIE DI CONDENSAZIONE AEREI, 3% VOLI RESPONSABILI 80% INQUINAMENTO

Per eliminare o ridurre le scie di condensazione bisognerebbe utilizzare dei combustibili alternativi al cherosene, che provocano quindi meno fuliggine, a cominciare ad esempio dai carburanti sintetici, che sono utilizzati anche per le auto e che emettono molta meno anidride carbonica. Anche modificare le rotte sarebbe utile, evitando ai velivoli di volare negli strati di aria umida ad alta quota. A riguardo Transport & Environment, l’organizzazione europea per la protezione dell’ambiente, stima che il 3 per cento di tutti i voli è responsabile dell’80 per cento delle scie di condensazione più dannose, di conseguenza vi sono tratte più inquinanti di altre, a come ad esempio quelle sopra l’Atlantico settentrionale: secondo gli esperti anche una piccola modifica di brevi tratti porterebbe ad un beneficio per il clima fra le 15 e le 40 volte maggiore rispetto ad ora.



Il Centro aerospaziale tedesco (DLR) ha deciso di attuare un programma di deviazione di oltre 100 voli di linea per cercare di ridurre le scie di condensazione ma al momento non vi sono ancora dati certi e affidabili per capire se vi sia stato un miglioramento o meno per l’ambiente. C’è anche da dire che i cieli sopra l’Europa sono decisamente intasati di conseguenza anche piccole modifiche sulle tratte principali potrebbe creare un effetto domino su centinaia di migliaia di altri voti.

Aereo (Foto: Pixabay)

SCIE DI CONDENSAZIONE AEREI, LA “MINACCIA” DELL’UE

L’Ue ha chiesto alle compagnie aeree, all’inizio dell’anno, di comunicare le emissioni di CO2 ma il report completo dovrebbe arrivare solo entro la fine del 2025. Joachim Lang, direttore generale della BDL, l’associazione dell’aviazione tedesca, ha però criticato lo strumento spiegando che si tratta di una “scatola nera”, aggiungendo che i risultati saranno in ogni caso inaffidabili. La BDL teme che si tratti di un ulteriore onere a carico delle compagnie europee, che invece altri vettori come quelli arabi, turchi o americani, non devono sostenere.

Un’altra minaccia di Bruxelles è quella di far pagare alle compagnie aeree “i diritti di inquinamento” sia per quanto riguarda il cherosene quanto le scie di condensazione, un po’ come avviene per il settore automotive, dove le case automobilistiche sono costrette a pagare delle multe se sforano determinati limiti di anidride carbonica emessa, limiti che diventeranno sempre più stringenti con l’avvicinarsi al 2035, quando non si potrà più produrre auto a benzina o diesel.