NUMERI/ C’è un modo di appassionare docenti e ragazzi alla matematica

- La Redazione

Un saggio, quello di Gabriele Lucchini, che punta il dito contro l’inefficiente impostazione metodologica nell’insegnamento della matematica, causa, nel nostro paese, di una diffusa “numerofobia”. Con un suggerimento per cambiare la situazione e rieducare i docenti e gli studenti rispettivamente alla passione per l’educazione e al fascino per i numeri

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Se parlate di insuccessi in matematica trovate facilmente il consenso di un vasto uditorio: un po’ è un luogo comune, un po’ è l’eco di una effettiva difficoltà che molti incontrano fin dall’inizio della lo avventura scolastica.

Vale la pena quindi mettere a tema l’argomento, come ha fatto Gabriele Lucchini col saggio Insuccessi in Matematica, programmi di insegnamento, formazione degli insegnanti: documenti e spunti di riflessione. Il libro può sembrare, a prima vista, per addetti ai lavori; “ma in tal modo – ci ha detto Lucchini – si rivela un’idea restrittiva di questa espressione. Uno dei miei obiettivi è invece dichiaratamente quello di rivolgermi anche ai genitori (o facenti funzione) e agli educatori non specialisti, per far riflettere sul fatto che “educazione a”, “educazione con”, “educazione in presenza de” la matematica nella società di oggi riguardano tutti e devono essere considerate superando eventuali pregiudizi o delusioni di esperienze personali”.

Un libro questo che può interessare per due diversi aspetti: quello evidente dell’argomento, indicato dal titolo, e quello non esplicitato dell’impostazione metodologica, che va al di là delle considerazioni relative alla matematica. Se lo specialista potrà trovare ampia documentazione per gli spunti di riflessione in una lettura sistematica, i non specialisti potranno scegliere aspetti che li riguardino, nei confronti della matematica e delle loro responsabilità educative, anche in relazione a quella che è stata chiamata emergenza educativa. La distinzione tra “fondamenti istituzionali” (nel senso di basi stabilite dalla legislazione vigente) e “fondamenti intrinseci” (nel senso di basi proprie dell’attività educativa) può essere significativa non soltanto per gli insegnanti e la riflessione su quanto è opportuno conoscere sui due fronti è sicuramente stimolante”.

Dell’impostazione metodologica pare opportuno evidenziare tre scelte: l’inserimento di uno schedario (in due parti) e di elenchi (compreso l’indice analitico) nel quadro di una struttura (evidenziata con la numerazione decimale delle sezioni) che ha riferimenti alla metodologia degli ipertesti; l’attenzione alle unità di comunicazione, anche nell’impaginazione e nell’uso di tipi di caratteri; la possibilità di accedere a complementi e aggiornamenti in internet.

Particolarmente d’attualità, dopo provvedimenti del Ministro Gelmini, sono le questioni dei programmi (da qualche tempo chiamati “indicazioni nazionali”) e della formazione degli insegnanti a far apprendere matematica (che ora si pone anche in relazione al “maestro unico”), con implicazioni sui servizi informativi e orientativi da mettere a loro disposizione.

La passione educativa dell’autore, manifestata in tanti anni di insegnamento universitario, percorre tutto il volume e si evidenzia in modo diretto in alcuni punti; come laddove viene riportata e condivisa una citazione del Card. Carlo Caffarra (dalla relazione «Emergenza educativa, scuola e comunità cristiana» tenuta al Convegno dell’Ufficio Nazionale di Pastorale scolastica della Cei, Bologna, 13-16 febbraio 2008):

[…] Per uscire dall’emergenza educativa in cui ci troviamo, la scuola ha un compito fondamentale: non se ne esce se non interviene, nel modo suo proprio, la scuola. La condizione dunque di questa istituzione deve essere una delle preoccupazioni fondamentali di chiunque abbia a cuore il destino della persona umana. Per almeno due ordini di ragioni.

È la scuola che in larga misura introduce in maniera sistematica le persone nell’universo del senso: in cui esse imparano la difficile arte di usar la loro ragione, e costruiscono l’ethos della loro vita.

È la scuola che ha la missione, a cui purtroppo può anche venir meno, di immunizzare la persona contro la tirannia del conformismo: di generare cioè persone veramente libere e liberamente vere.





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