Riusciranno i nostri eroi (ovvero i delegati alla tanto attesa 15a Conferenza delle Parti – ormai nota come COP15 – della United Nations Framework Convention on Climate Change, UNFCCC, che si terrà a Copenhagen dal 7 al 18 dicembre prossimi) a concordare un accordo mondiale onnicomprensivo sui cambiamenti climatici per il periodo successivo al 2012?
Le previsioni sono difficili ma i segnali negativi sono maggiori di quelli positivi. L’intensa attività scientifica, tecnica e diplomatica in atto da tempo sta avendo in questi mesi che precedono l’evento una fase di accelerazione, sviluppando la cosiddetta “Roadmap di Bali” con una fitta serie di riunioni e gruppi di lavoro.
Come quelli svoltisi da fine settembre a inizio ottobre a Bangkok e che costituiscono la penultima serie di incontri determinanti al fine di arrivare a una definizione dei possibili termini di un auspicato accordo. I lavori di Bangkok hanno riguardato:
La prima parte della settima sessione del “Gruppo di lavoro ad hoc sull’azione cooperativa di lungo termine” (AWG-LCA);
La prima parte della nona sessione del “Gruppo di lavoro ad hoc sugli ulteriori impegni per i Paesi inclusi nell’Allegato I che hanno ratificato il Protocollo di Kyoto” (AWG-KP).
Dopo la sessione svoltasi all’inizio di giugno a Bonn, dove è iniziata la revisione delle prime bozze dei testi negoziali, e dopo le consultazioni informali di agosto (sempre a Bonn), in cui è stato compiuto qualche progresso nel consolidamento dei testi e nelle discussioni su alcune questioni tecniche, l’AWG-LCA e l’AWG-KP dovevano sfruttare la riunione di Bangkok per raffinare ulteriormente e accorciare significativamente i testi negoziali, anche sulla base di nuova documentazione, cercando di completare il lavoro con successo nelle tempistiche previste.
Secondo il Segretario Esecutivo dell’UNFCCC Yvo De Boer, gli incontri di Bangkok hanno riportato «progressi su quelli che dovranno essere gli elementi costitutivi essenziali di un accordo a Copenaghen, tuttavia rimane ancora una mancanza di chiarezza su alcuni elementi chiave», come i finanziamenti (per la mitigazione, l’adattamento e le tecnologie) e gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati. Inoltre, secondo De Boer, «dalle discussioni è emersa la volontà comune di costruire un’architettura per dare compimento rapidamente all’azione internazionale sul clima», fatto questo sicuramente auspicato e positivo, «ma persistono divergenze significative».
In particolare, come riferisce una nota informativa del Focal Point Ipcc per l’Italia, sono stati compiuti progressi sul fronte dell’adattamento, del trasferimento di tecnologie e della capacity building. Pochi invece i passi avanti per quanto riguarda gli obiettivi intermedi di riduzione delle emissioni di gas serra dei Paesi industrializzati. Inoltre, manca ancora chiarezza sui finanziamenti di cui i Paesi in via di sviluppo necessitano per intraprendere nuove azioni per limitare la crescita delle loro emissioni e per adattarsi agli effetti inevitabili dei cambiamenti climatici.
Da rilevare invece la convergenza su alcuni aspetti tecnici che comprendono: uso del suolo, variazioni di uso del suolo e foreste, il calcolo dei potenziali di riscaldamento globale di nuovi gas serra e, relativamente ai meccanismi flessibili del Protocollo di Kyoto, le opzioni per il miglioramento e rafforzamento del Meccanismo di Sviluppo Pulito (CDM).
Anche la Presidenza dell’Unione Europea ha riscontrato «progressi nel lavoro di snellimento e consolidamento dei testi negoziali» e un intendimento comune su alcuni elementi chiave, come il supporto ai Paesi in via di sviluppo, attraverso:
L’assistenza alla costruzione delle loro capacità di rispondere ai cambiamenti climatici,
Un Quadro d’azione per l’adattamento,
La cooperazione tecnologica.
Tuttavia da parte UE è stata anche sottolineata «l’esigenza di accelerare il passo delle negoziazioni e di concentrare le discussioni su elementi critici quali gli obiettivi di riduzione delle emissioni dei Paesi industrializzati e le azioni di mitigazione dei Paesi in via di sviluppo, questioni che vanno risolte anche per poter affrontare concretamente i relativi aspetti finanziari».
Adesso resta solo l’ultimo passaggio preliminare, la prima settimana di novembre a Barcellona. Poi tutti a Copenhagen.
(Michele Orioli)