Lo chiamano green stimulus e, al di là dei tecnicismi economici, sta ad indicare il contributo che le nuove tecnologie pulite per l’energia possono dare in termini di incremento del Pil e di maggior occupazione. E un favorevole green stimulus è quello che si prospetta, pur con qualche lentezza, anche per l’Italia: è quanto emerge dal Rapporto Energia e Ambiente appena presentato dall’Enea, l’Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente, e ricco di dati e prospettive interessanti per il nostro futuro energetico.
Lo scenario energetico-ambientale delineato nel rapporto continua a mantenere gli elementi di forte preoccupazione e spinge verso la necessità di una decisa accelerazione tecnologica su due versanti.
Sul versante delle fonti si impone sempre più l’esigenza di basare lo sviluppo del Paese su un mix di fonti energetiche, comprendente sia quelle tradizionali, con le opportune attenzioni di tipo ambientale, sia quelle rinnovabili ormai mature. L’urgenza di limitare le emissioni di CO2, trova ormai alcune risposte proprio da particolari tecnologie che qualche anno fa sembravano solo esercizi di fantasia: come la CCS, Carbon Capture and Storage, cioè le tecniche di sequestro della anidride carbonica emessa e il suo confinamento in depositi geologici sotterranei o sottomarini. È una tecnologia che può diventare determinante in alcune aree del mondo, si pensi all’India e alla Cina, e per la quale anche in Italia si stanno sviluppando programmi consistenti.
Sempre sul tema delle fonti, c’è tutto il discorso delle rinnovabili. Secondo una recente indagine di Innovas, riportata nel Rapporto, l’industria delle energie rinnovabili sta crescendo rapidamente: tra il 1996 e il 2006 è aumentata del 44% in Europa e il mercato mondiale del settore supera i mille miliardi di euro. Il mercato in maggior crescita è quello dell’eolico. Anche il solare termodinamico può giocare un ruolo importante nella sponda Sud del Mediterraneo; nei paesi africani del Mediterraneo risulta vincente il rapporto costo-opportunità dell’uso del suolo per energia solare: «i grandi spazi desertici non altrimenti utilizzabili possono diventare produttivi, tanto più se fossero collegati in rete e con un elettrodotto all’Europa».
Gli investimenti nel settore delle rinnovabili sono molto cresciuti negli ultimi anni fino a raggiungere nel mondo i 160 miliardi di dollari, con un significativo dato relativo all’occupazione che stima quasi quattro milioni di addetti; le proiezioni al 2020 indicano addirittura che si realizzerà quasi un raddoppio. Anche in Italia si è assistito a una forte accelerazione degli investimenti, soprattutto nell’eolico e nel fotovoltaico.
In questo discorso del mix delle fonti, non poteva mancare un posto di rilievo per il nucleare, che con la recente approvazione del DDL 1195-B ritorna come prospettiva concreta nel nostro paese. La questione centrale in proposito è certamente quella della sicurezza e della gestione e minimizzazione delle scorie: su questo ci si aspetta una soluzione valida dalle centrali di IV generazione, la cui progettabilità, peraltro, è attesa non prima del 2030-2040. L’Enea sta comunque partecipando alle attività di ricerca a livello internazionale su questi temi. Da notare anche la firma, il 22 luglio scorso, di un importante accordo con la francese CEA (Commissariat à l’Energie Atomique) per un insieme di ricerche in vari ambiti ma in particolare nel campo dell’energia nucleare e delle rinnovabili.
L’altro versante dell’innovazione tecnologica sul quale il Rapporto propone una speciale sottolineatura è quello “a valle” della catena energetica, cioè quello relativo agli usi finali dell’energia: quindi ai consumi del settore residenziale e dei servizi, del settore industriale e di quello dei trasporti. Il tema che domina questo scenario è quello dell’efficienza energetica. Qui il ruolo delle tecnologie può essere ancor più decisivo, anche perché si tratta in molti casi di soluzioni già disponibili o implementabili in tempi relativamente brevi.
Le città, dove vivono i tre quarti della popolazione, sono un punto centrale di una strategia orientata all’efficienza energetica, considerando che il residenziale da solo assorbe in Italia circa il 30% dei consumi finali di energia. Per ridurre i consumi si può intervenire, secondo l’Enea, utilizzando insieme le tecnologie fotovoltaiche dei film sottili, i sistemi di ottimizzazione elettronica dell’uso dell’energia e i programmi di retrofitting degli edifici.
Ma una pista utile è anche quella dell’integrazione tra chi fornisce i materiale da costruzione e i costruttori che dovrebbero trovare sul mercato tali materiali già predisposti per la produzione di energia fotovoltaica. Tutto ciò secondo una visione di “quartiere” piuttosto che di “edificio”. A livello del quartiere si può parlare di “microgenerazione distribuita di energia”, come avviene, ad esempio, a Barcellona. Come pure si possono creare infrastrutture impensabili senza l’apporto di nuove tecnologie, come le “vertical farms” che Enea sta proponendo per Milano nella sede dell’Expo 2015: una struttura di trenta piani, ciascun occupato da una serra per prodotti agricoli che possono soddisfare la domanda di 40.000 consumatori; un edificio che utilizza energia rinnovabile, non produce rifiuti, è a zero emissioni, ma soprattutto evita che i prodotti abbiano l’elevato contenuto di energia collegato al trasporto dalla campagna alla città.