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Home » Scienze » ICARUS/ I neutrini in 3d: al via oggi l’esperimento progettato dal Premio Nobel Carlo Rubbia

  • Scienze

ICARUS/ I neutrini in 3d: al via oggi l’esperimento progettato dal Premio Nobel Carlo Rubbia

Oggi viene inaugurato ai Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’INFN l’esperimento Imaging Cosmic and Rare Underground Signals, progettato dal Premio Nobel Carlo Rubbia

La Redazione
Pubblicato 29 Marzo 2011
Icarus_11R400

©Infn/Foto Simone Schiavon

Il rivelatore dell’esperimento Icarus oggi, 29 marzo 2011, è stato ufficialmente inaugurato nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’. L’esperimento,  collocato nei laboratori sotterranei, è stato progettato dal Premio Nobel Carlo Rubbia, in collaborazione con aziende italiane. Icarus è composto da due moduli a forma di parallelepipedo di circa 300 metri cubi ognuno, che contengono nel complesso 600 tonnellate di Argon liquido ultrapuro. I due moduli sono attraversati da una fitta rete di circa 54000 sottilissimi fili di acciaio inossidabile (con un diametro di 150 milionesimi di metro). I neutrini che interagiscono con l’Argon liquido producono nuvole di elettroni, che vengono rivelati e misurati, grazie alla differenza di potenziale elettrico a cui sono tenuti I fili di acciaio. In questo modo è possibile tracciare e ricostruire in modo tridimensionale le traiettorie dei neutrini. Icarus è in grado di rivelare I neutrini di diverse sorgenti artificiali e naturali. L’esperimento potrà studiare il fenomeno dell’ “oscillazione” del neutrino grazie allo stesso fascio che dal Cern raggiunge l’esperimento Opera. E’ inoltre in gradi di rivelare e studiare i neutrini provenienti dal Sole e quelli cosmici, prodotti da eventi violenti nell’Universo (come I gamma ray bursts, le Supernovae o il collasso di stelle di neutroni). L’esperimento Icarus rappresenta un passaggio  decisivo per mettere alla prova e perfezionare la tecnologia, estremamente promettente, dei rivelatori ad Argon liquido, di cui oggi l’Infn è leader nel mondo. Carlo Rubbia, portavoce e ideatore dell’esperimento dichiara ,in una nota stampa: “Icarus” permetterà di studiare in modo innovativo ed originale le interazioni dovute ai neutrini, queste straordinarie particelle di fondamentale importanza per la conoscenza dell’Universo. Abbiamo oggi appreso che i neutrini non sono una semplice copia delle particelle elementari, ma che contengono delle caratteristiche uniche e ad essi specifiche. In particolare, i neutrini potrebbero essere la causa principale dell’esistenza della materia oscura, una delle più grandi scoperte degli ultimi anni. La materia oscura ci indica che ciò di cui siamo fatti, la materia adronica generata all’istante della cosmogenesi, non è la forma principale della materia dell’Universo. il 95% dell’ universo è ancora da scoprire!”. Questa tecnologia, su cui si basa Icarus,  rappresenta concettualmente l’evoluzione della famosa camera a bolle, strumento costituito da un volume riempito con idrogeno o deuterio liquidi, in cui il passaggio delle particelle veniva rivelato fotografando le microbolle generate per ionizzazione. Le bolle permettevano di ricostruire con grande dettaglio le tracce delle particelle ionizzanti.


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ICARUS è un rivelatore a fili immerso in 600 tonnellate di argon liquido che permette di registrare elettronicamente il passaggio delle particelle, leggendo le cariche elettriche rilasciate lungo la traccia dal processo di ionizzazione, con velocità estremamente maggiore della camera a bolle conservando la stessa risoluzione spaziale ed energetica.  Questo rivelatore si può considerare a pieno titolo il capostipite di una nuova serie di apparati sempre più evoluti con cui osservare l’Universo per studiarne le componenti fondamentali. L’esperimento è stato realizzato in collaborazione con l’industria nazionale. La meccanica raffinata del rivelatore (circa 54.000 fili d’acciaio tesi su grandi telai di dimensioni di circa 4 x 18 m2) è stata realizzata dalla Cinel Strumenti Scientifici. L’elettronica è stata costruita e ingegnerizzata in collaborazione con la CAEN Spa. Il criostato e l’impianto criogenico sono stati realizzati in cooperazione con Air Liquide Italia e Stirling (azienda olandese).


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