E’ il primo caso di morte in Europa per la pillola RU486, la pillola abortiva che in Italia è introdotta in alcune regioni in via sperimentale. Si tratta di una ragazza portoghese di 16 anni, colpita da shock settico da Clostridium Sordellii. E’ una infezione che si era verificata fino ad oggi solo negli Stati Uniti provocando almeno otto casi di morte. In Europa invece è il primo caso registrato. Al proposito il sottosegretario alla sanità Roccella ha rilasciato un comunicato ufficiale che analizza il fatto e raccomanda che la procedura di aborto farmacologico venga eseguita solo in ambiente ospedaliero affinché la salute delle donne sia salvaguardata al meglio delle possibilità, fermo restando il rischio di alcune pratiche farmacologiche. Il Ministero della Salute, annuncia il sottosegretario, «segnalerà il caso portoghese di morte a seguito di aborto farmacologico all’EMA, all’agenzia di farmacovigilanza europea, chiedendo un supplemento di indagine e un aggiornamento sulle segnalazioni di decessi e complicanze». Nelle prossime settimane, informa sempre il ministero, saranno resi noti i dati sugli aborti effettuati con la Ru486 in Italia nel suo primo anno di commercializzazione.
“Una ragazza portoghese di sedici anni è morta dopo un aborto con la Ru486, per shock settico da Clostridium Sordellii, infezione finora diagnostica nei decessi da aborto medico solamente negli Stati Uniti. Ne hanno dato notizia studiosi portoghesi durante il 21° European Congress of Clinical Microbiology and Infectious Diseases (ECCMID) che si è tenuto nei giorni scorsi a Milano.
E’ il primo caso europeo nel quale è stata accertata la presenza della rara ma letale infezione da Clostridium Sordellii. Le morti per aborto con Ru486 e prostaglandine salgono così a venti, a cui se ne sommano altre 12 per persone che avevano preso la Ru486 per “uso compassionevole”, cioè al di fuori di protocolli stabiliti: in tutto 32 morti accertate dopo l’assunzione di Ru486. Vanno anche ricordate altre due donne morte per aborto farmacologico solo con prostaglandine, cioè solo con il secondo farmaco associato alla pillola abortiva.
Un recente studio australiano, pochi giorni fa, ha segnalato che le complicazioni dopo l’aborto medico sono molto più frequenti di quelle a seguito di aborto chirurgico, in base ai risultati di 7000 aborti effettuati con la Ru486 nel sud dell’Australia, confermando i dati già noti della letteratura scientifica.
Raccomandiamo ancora una volta agli operatori del settore di seguire le linee guida ministeriali sull’aborto farmacologico, che prevedono che l’intera procedura venga eseguita in regime di ricovero ordinario, per salvaguardare al meglio la salute delle donne.
Il Ministero della Salute segnalerà il caso portoghese di morte a seguito di aborto farmacologico all’EMA, l’agenzia di farmacovigilanza europea, chiedendo un supplemento di indagine e un aggiornamento sulle segnalazioni di decessi e complicanze. Nelle prossime settimane saranno resi noti i dati sugli aborti effettuati con la Ru486 nel nostro paese nel suo primo anno di commercializzazione.”