Se vedete aggirarsi per le vie della vostra città un’autovettura con cavi, tubi e strane apparecchiature sporgenti dal baule posteriore, probabilmente vi siete imbattuti nella macchina di prova su strada delle emissioni del Centro Comune di Ricerca (JRC, Joint Research Centre) di Ispra (VA). Si tratta di un veicolo ibrido diesel, il primo al mondo realizzato da Peugeot, equipaggiato con motore termico anteriore di 2000 di cilindrata e 140 kW e con motore elettrico posteriore di 27kW. Una vettura così ha quattro funzionalità: può viaggiare in modalità solo elettrica, quindi a “zero emission”; oppure in automatico, dove il veicolo stesso decidere cosa fare: se andare con la trazione anteriore o con quella posteriore; può poi attivare la funzione tipo sport, usando il motore elettrico come si usa il kers in Formula 1, quindi per avere spunti con più elevate prestazioni: anche qui sarà la centralina di comando a decidere la modalità di trazione; infine può funzionare in modalità 4×4: qui utilizza entrambe le trazioni, anteriore e posteriore, per muoversi in situazioni ambientali difficili o percorsi accidentati e impegnativi.
«Una macchina così conviene sicuramente in città – dice a ilsussidiario.net l’ingegner Urbano Manfredi, del Laboratorio di ricerche tecnico scientifiche dell’unità Sustainable Transport del JRC – dove viaggia principalmente in modalità elettrica: qui i consumi sono ridotti e le emissioni di CO2 praticamente azzerate. Non è un ibrido di tipo plug-in, cioè non si può ricaricare la batteria alla presa domestica: è ancora un prototipo della prima generazione ibrida, ma il futuro sarà il plug-in; anche se questo richiede una batteria più pesante e maggiore ingombro. Quindi bisognerà attendere alcuni avanzamenti tecnologici per renderlo pienamente vantaggioso».
Cosa hanno fatto allora i tecnici del JRC? «Abbiamo installato un sistema PEMS, un sistema portatile di misurazione emissioni gas di scarico, che è una strumentazione a bordo del veicolo che ci permette di analizzare tutte le emissioni gassose: ossidi di carbonio, ossidi di azoto, idrocarburi totali e CO2. Abbiamo poi inserito un misuratore della portata dei gas di scarico: con la misura della portata e delle concentrazioni (in ppm, parti per milione) risaliamo ai grammi al chilometro,quindi a una valutazione dell’inquinamento prodotto dal veicolo. Abbiamo un computer di bordo collegato con la centralina del motore termico: possiamo così raccogliere ed elaborare altri dati come la temperatura dell’acqua, quella dell’olio, la velocità, il numero di giri».
Tutto questo a che scopo? «Il problema è che i costruttori dichiarano dei consumi delle vetture ma non sempre la situazione reale corrisponde ai dati dichiarati: ebbene, il nostro compito è compiere verifiche sulla situazione reale di marcia del veicolo». In pratica è come avere un laboratorio mobile, che si affianca ai laboratori attivi presso il centro di Ispra i quali sono già predisposti per testare i veicoli in base alle normative europee, statunitensi e giapponesi; laboratori che sono impostati come quelli presenti anche presso i costruttori. «Oltre a quanto si verifica in questi laboratori, noi facciamo prove direttamente su strada, dal vivo. La strumentazione è installata su questo prototipo ibrido, ma può andar bene per testare e verificare le reali emissioni di varie altre vetture e anche su veicoli dei servizi pubblici (come i compattatori delle imprese di pulizia) o su veicoli industriali di movimentazione terra».
Il JRC è il supporto scientifico della CE e attività come quelle descritte da Manfredi avvengono su richiesta della CE: ad esempio, in vista della emanazione di nuove normative, come le euro5 e euro6, per le quali le prove del gruppo di Ispra sono state determinanti al fine di stabilire i parametri e i limiti. Le stesse prove hanno già potuto verificare che le vetture predisposte per euro 6 (i nuovi standard europei sulle emissioni inquinanti che entreranno in vigore dal settembre 2014) riescono effettivamente a stare entro i limiti e quindi, quando la nuova normativa sarà applicata massicciamente, darà un notevole contributo al miglioramento delle condizioni atmosferiche delle città.
L’importanza della prova “dal vivo” risulta ben evidente quando il nostro interlocutore ci descrive le prove fatte in laboratorio sui banchi rulli, che simulano la normale condizione di marcia, ma con apparecchiature sofisticate a costi elevati: «I costi di queste apparecchiature portatili sono enormemente inferiori, ma i risultati sono del tutto paragonabili». Insomma, la realtà vince sulla simulazione.