I comitati civici di Niscemi (Caltanissetta) hanno presentato un esposto alla Procura di Caltagirone contro i responsabili della base militare americana del Muos, il sistema di telecomunicazione satellitare ad altissima frequenza. I denuncianti accusano le autorità Usa di avere violato apertamente, in contrada Ulmo, l’ordinanza con cui il governo regionale ha revocato ogni autorizzazione alla costruzione dell’impianto, considerato estremamente dannoso per la salute umana, l’ecosistema della Sughereta di Niscemi e la qualità dei prodotti agricoli. I lavori, nonostante il divieto, sarebbero proseguiti senza sosta: “Ormai non si nascondono più”, ha detto Giuseppe Maida, uno dei militanti del comitato “No Muos”. “Li abbiamo visti lavorare al terzo radar con l’ausilio di una gru che sorreggeva il carrello ad arco su cui è destinata a scorrere la parabola del sistema Muos che verrà puntata verso i satelliti. Se non ci sanno difendere i governi regionale e nazionale, chiediamo tutela alla magistratura, per noi e per i nostri figli”. Abbiamo chiesto un giudizio sull’effettivo impatto di questo sistema di telecomunicazione satellitare a Fiorenzo Marinelli, ricercatore dell’Istituto di Genetica Molecolare presso il CNR di Bologna ed esperto degli effetti biologici dei campi elettromagnetici.
Può spiegarci innanzitutto che cos’è il Muos?
Il Muos è un sistema di telecomunicazione ad alta frequenza, particolarmente invasivo proprio perché utilizza elevatissime potenze. Un impianto del genere viene costruito con il semplice obiettivo di rendere le telecomunicazioni gestibili da tutto al pianeta e quello presente a Niscemi è il quarto sito del Muos nel mondo (gli altri tre si trovano in Australia, in Virginia e nelle isole Hawaii, ndr).
E’ normale che impianti di questo tipo vengano installati così vicini al centro abitato?
No, generalmente sistemi del genere vengono costruiti lontano da qualsiasi centro abitato, in zone desertiche o in luoghi dove comunque è possibile evitare che una popolazione venga investita da un campo elettromagnetico talmente forte. Nel caso di Niscemi, invece, il Muos si trova a circa 6-7 chilometri dal centro abitato, quando invece le antenne utilizzate hanno un cosiddetto “campo vicino” anche di 70 chilometri. E’ per questo motivo che risultano particolarmente invasive.
Un impatto del genere può quindi essere effettivamente dannoso per la salute dei cittadini?
Certamente l’influenza dei campi elettromagnetici sui sistemi viventi non è affatto da sottovalutare. Normalmente siamo costantemente sottoposti a tutta una serie di radiazioni, oltretutto ancora non testate né rese sicure per la salute, e ci troviamo a dover fare i conti con un impatto elettromagnetico sempre maggiore. Nella zona di Niscemi, oltre a questo “normale” impatto già presente per tutti noi, la popolazione si ritrova con un sistema di telecomunicazione satellitare che emette un campo ad altissima potenza e che quindi fa aumentare considerevolmente il rischio di malattie.
Ci sono studi che confermano quanto sta dicendo?
A differenza di molti anni fa, quando si iniziava solamente a studiare il problema, oggi esistono numerose pubblicazioni e ricerche riguardo un impatto del genere sulla salute. Mi riferisco per esempio al “Rapporto Bioinitiative” che contiene tantissime pubblicazioni relative agli effetti biologici dei campi elettromagnetici, oppure allo studio dei meccanismi di azione con cui i campi elettromagnetici influenzano i sistemi viventi e biologici dell’Icems. Insomma, le certezze a riguardo non mancano, dunque non è più possibile ignorare il fatto che esporre le popolazioni a questi campi comporta un maggior rischio per la salute.
Come si spiega allora che il Muos sia stato costruito proprio in quell’area?
Probabilmente è stato possibile grazie a un sistema di connivenze grazie al quale i militari hanno avuto la possibilità di installare il Muos senza dover essere sottoposti ai controlli e agli accertamenti necessari da parte delle istituzioni preposte alla difesa della salute dei cittadini.
Cosa crede sia opportuno fare adesso?
E’ un problema delicato perché coinvolge diverse istituzioni, tutte con i loro interessi, che però non si occupano di sanità pubblica. Probabilmente dovranno essere le istituzioni locali, dal sindaco di Niscemi fino all’unità sanitaria siciliana, a dover prendere dei provvedimenti in modo da limitare l’impatto magnetico per la popolazione.
(Claudio Perlini)