I buchi neri non esistono. O meglio, non è così certo che tutto ciò che si trovi al loro interno possa sfuggire all’esterno. Ad affermarlo è Stephen Hawking, il settantenne fisico inglese considerato il padre di quelle regioni dello spaziotempo con un campo gravitazionale talmente forte da riuscire a trattenere qualsiasi cosa. In uno studio inviato all’autorevole rivista scientifica Nature, intitolato “Conservazione dell’informazione e previsioni meteo nei buchi neri”, Hawking spiega che l’energia trattenuta potrebbe in qualche modo anche uscire, anche se “in una forma più ingarbugliata”, ovvero irriconoscibile rispetto a quando è entrata. Insomma la sostanza rimane, anche se lo scienziato parla di un “più benevolo orizzonte apparente” capace di trattenere solo momentaneamente materia ed energia, prima di rilasciarla sottoforma di qualcos’altro. Lo studio è ora al vaglio della comunità scientifica, anche se è lo stesso Hawking ad ammettere che la nuova teoria, così com’è, non è sufficiente: “Per una spiegazione completa del processo servirebbe una teoria che unificasse la gravità con le altre forze fondamentali della natura”.