Il tema dell’alimentazione è sempre stato cruciale nella storia dell’uomo: il cibo ha condizionato la storia e ispirato politiche, ha caratterizzato gli stili di vita, ha suscitato riflessioni letterarie, ha incoraggiato confronti e scambi culturali. Se ne potrà raccogliere una stimolante documentazione partecipando alla giornata di studi organizzata per questo pomeriggio a Milano dall’Istituto Lombardo, nel quadro di una più vasta attività culturale dedicata ai temi di Expo 2015. In particolare, l’incontro odierno si focalizzerà sul mondo antico e medievale, osservandolo da diverse angolature: dal problema dell’approvvigionamento cerealicolo alla gastronomia, dal valore etico del cibo alla sua funzione nel confronto fra culture diverse.
All’alimentazione presso gli antichi greci e al ruolo che in essa hanno rivestito i cereali è finalizzato il contributo di Ugo Fantasia, professore di storia greca all’Università degli Studi di Parma, che ha anticipato a ilsussidiario.net i principali contenuti del suo intervento. “L’alimentazione nell’antica Grecia (ma anche in seguito per molto tempo nell’area mediterranea) è rimasta molto ancorata ai cereali, che coprivano, secondo le ricostruzioni più attendibili, il 70-75% del fabbisogno calorico di quelle popolazioni. Degli otto cereali principali coltivati nel mondo contemporaneo i Greci conoscevano bene il frumento, l’orzo e il miglio”. Se il consumo di quest’ultimo era confinato all’ambito rurale, l’orzo rappresentò a lungo l’alimento principale della dieta greca. Date le sue caratteristiche botaniche, non veniva trasformato in pane ma era utilizzato sotto forma di alphita (farina) e di maza (focaccia).
Può suonare strano alle nostre orecchie moderne, ma per un lungo periodo ci fu un predominio dell’orzo: ciò era particolarmente evidente in Attica (dove in età classica la produzione di orzo era quasi il decuplo di quella del frumento) ed era dovuto al fatto che l’orzo garantiva un rendimento più elevato e più sicuro rispetto al frumento nelle condizioni pedologiche e climatiche che contraddistinguono buona parte della Grecia continentale e insulare. Solo nel lungo periodo, in capo a un processo che si conclude in età romana e per ragioni complesse, legate prevalentemente a fattori culturali, a un cambiamento del gusto, il frumento prende il sopravvento sull’orzo».
Il professor Fantasia vuole anche mettere in evidenza come le vicende più strettamente alimentari si intreccino con quelle storiche più generali e ci aiutino a capire molto di più la storia di quei periodi. “In nessuna regione del mondo greco la produttività dei cereali toccava valori molto elevati, condizionata com’era da fattori negativi quali la scarsità di concime, l’alternanza biennale delle colture, la variabilità interannuale delle precipitazioni. Ci sono stati comunque tentativi di miglioramento e sono ben documentati. Gli studi più recenti hanno dimostrato che i limiti naturali potevano essere localmente superati (come del resto si evince da un’attenta lettura dell’Economico di Senofonte) con una strategia di intensificazione delle pratiche agricole che appare per molti versi simile alla tecnica moderna del dry farming”.
Fino ad arrivare all’età di Alessandro il Grande: “Qui assistiamo ad un ulteriore cambiamento, innescato dalla grave carestia degli anni 335-320 a.C., che porta ad una decisa impennata dei prezzi del grano (alla quale contribuirono in misura non trascurabile le manovre speculative del fiduciario di Alessandro in Egitto, Cleomene di Naucrati) e che preannuncia le più difficili condizioni in cui l’approvvigionamento granario di Atene e del resto della Grecia si svolgeranno per buona parte del periodo ellenistico”. Ma questa è un’altra storia.