Oggi è un argomento assolutamente molto discusso: in televisione, in rete, su ogni strumento che consente la comunicazione. Si tratta dei vaccini, che come sempre aprono il dibattito sulla natura stessa della loro utilità, dove da una parte stanno seduti coloro che sono convinti che ne si possa tranquillamente fare a meno; mentre dall’altra parte stanno le associazioni e le istituzioni scientifiche che li raccomandano, specialmente in bambini e anziani, che sono le categorie più a rischio proprio a causa delle caratteristiche del loro sistema immunitario. Con l’arrivo dell’autunno e dei ceppi influenzali si riapre, per così dire, la stagione dei vaccini e l’argomento ritorna all’ordine del giorno su tutti i canali di comunicazione. Per esempio, oggi, affronteranno il tema anche nello studio de La vita in diretta, il programma su Rai 1 condotto da Marco Liorni e Cristina Parodi. Il dibattito è sempre molto acceso, e molto spesso nasce dal fatto che le nuove generazioni; nate dopo che le malattie che falcidiavano i bambini nel 1900 erano ormai debellate, specialmente nei paesi industrializzati e più ricchi; non riescono ad individuare la minaccia che ancora patologie come la difterite, la pertosse e anche, per esempio, la poliomielite si portano dietro. Nel 1900 due bambini su cinque perdevano la vita prima di arrivare ai venti anni, proprio a causa delle malattie infettive: il primo a sperimentare una sorta di rudimentale metodo di vaccino fu Edward Jenner nel 1796, con il suo latte vaccino. Lo scienziato riuscì a produrre il primo pseudo-vaccino contro il vaiolo che somministrò perfino al figlio. I bambini iniettati con il suo composto non si ammalarono. Poi ci fu, naturalmente, Louis Pasteur: lui creò il primo vaccino contro il vaiolo con la metodologia che fu poi utilizzata su molte altre patologie negli anni successivi. In tutto il 1900 si andava pensando che le malattie infettive presto sarebbero state debellate: non è così – ad eccezione appunto del vaiolo -, ed è un fatto di cui gli infettivologi si stanno rendendo conto bene. Come cambia il nostro sistema immunitario, così mutano anche i batteri e i patogeni con cui deve scontrarsi. Anche la lotta contro le malattie infettive, dunque, ha sempre bisogno di essere aggiornata e di mantenersi in divenire. Per questo motivo, e anche partendo dalla premessa che i contatti con paesi che ancora presentano casi di malattia che ci sembrano giungere da un passato remoto sono frequenti, è importante eseguire i vaccini proposti dalle istituzioni sanitarie. La ricerca, tra l’altro, sta andando avanti, e a breve sembra che ne saranno disponibili anche alcuni contro il cancro – che è la seconda causa di morte dopo le malattie cardiovascolari – e anche contro il Morbo di Alzheimer, la demenza più diffusa tra gli anziani, che crea disabilità a lungo termine. Per quanto riguarda le varie teorie complottiste che spesso si vedono circolare in rete a proposito della creazione di nuovi vaccini, bisogna ricordare che c’è ed esiste la farmacovigilanza, ovvero quella branca della farmacologia che si impone di controllare gli effetti avversi e collaterali di un determinato principio attivo, testandone l’efficacia e la validità: questo avviene anche per i vaccini.