Ci sono delle materie prime che da qualche anno la Comunità Europea ha indicato come “strategiche”: comprendono materiali come berillio, cobalto, gallio, germanio, magnesio, tungsteno; è un elenco di 14 elementi chimici, stilato già nel 2010, ai quali successivamente sono stati aggiunti materiali come la gomma naturale, di cui c’è necessità di sostituzione con gomme sintetiche, e il legno. Perché sono stati indicati come elementi critici? «Dietro ciascuno ci sarebbe una storia interessante da raccontare – dice a ilsussidiario.net Anna Vedda, docente di fisica sperimentale del Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca – ma in generale possiamo dire che si tratta di materiali che sono veramente scarsi in natura o sono oggetto di monopolio da parte di Paesi non europei, oppure che sono considerati pericolosi per l’ambiente e vanno sostituiti».
Alcuni di loro sono essenziali per produrre beni diffusi quali telefoni cellulari, cavi di fibre ottiche, celle fotovoltaiche. Le Terre Rare, ad esempio, servono per realizzare, tra l’altro, le turbine eoliche, il germanio per i rivelatori all’infrarosso, il magnesio per le leghe leggere in alluminio. C’è quindi una domanda in forte crescita ma l’approvvigionamento sta diventando problematico a causa della concentrazione dell’offerta in pochissimi paesi: Cina, Russia, Repubblica democratica del Congo, Brasile …
Anche per questo va salutata con soddisfazione la notizia che vede l’Università di Milano-Bicocca come core partner della Knowledge Innovation Community (KIC) raccolta nel consorzio europeo RawMatTERS che svilupperà le materie prime del futuro. Il consorzio riunisce più di 100 partner da 20 Paesi europei; in Italia, il team coordinato da Enea, vede oltre a Milano-Bicocca un altro core partner nell’Università di Padova. Il bando è promosso dallo European Institute of Innovation and Technology (EIT) e il consorzio comincerà a funzionare da gennaio 2016 per una durata di sette anni, fino al 2022.
Tramite il bando KIC RawMaterials, EIT promuove azioni comunitarie di innovazione e formazione nel campo delle materie prime critiche non energetiche e non alimentari. Le attività saranno organizzate nell’ambito di cinque pilastri tematici: estrazione sostenibile, riciclo, sostituzione, infrastrutture e cooperazione internazionali. In particolare, il consorzio KIC RawMatTERS si propone di dare una spinta alla competitività, alla crescita e all’attrattività del settore delle materie prime in Europa attraverso l’innovazione e la promozione dell’imprenditorialità.
La professoressa Vedda – che ha coordinato la proposta di progetto per l’Ateneo milanese – così spiega la scelta della Bicocca: «Quelle che parteciperanno al Consorzio europeo sono tutte attività che abbiamo già in atto in diversi nostri dipartimenti e che abbiamo “fotografato” qualche tempo fa nel momento in cui si doveva prendere la decisione non facile se e come partecipare a questa KIC; dico decisione non facile perché l’Ateneo ora investe fino a un milione di euro all’anno su questa attività. Quindi bisognava capire quali erano le nostre reali possibilità di partecipare efficacemente e con probabilità di buona riuscita. Sono attività già presenti da qualche anno e sviluppate anche grazie alla collaborazione con fondazioni e enti territoriali come Regione Lombardia o Pirelli».
Il meccanismo di consorzi del genere funziona così: «la KIC cofinanzia delle nostre attività già esistenti sui raw materials, cioè ricerche sia fondamentali che applicative: tali attività vengono valorizzate a cofinanziamento e la CE fornisce un suo finanziamento pari al 25% per rendere fruibili le nostre competenze in campo industriale».
In particolare la CE tramite la KIC finanzia i due ambiti nei quali si focalizzerà l’azione della Bicocca: da un lato la formazione specifica di professionisti nell’ambito delle materie prime, attraverso la creazione di master, di dottorati di ricerca industriali e di corsi di aggiornamento professionale; dall’altro l’implementazione della ricerca applicata all’industrializzazione, con la creazione di brevetti e la messa a disposizione di fondi per la creazione di start-up fortemente collegate al territorio, in particolare tramite la collaborazione con piccole, medie e grandi imprese lombarde
Tra i principali settori di ricerca applicata sui quali investirà la Bicocca ci sono: la sostituzione e il riciclo della gomma naturale nella realizzazione di pneumatici, in collaborazione con Pirelli; la sostituzione del platino nelle celle a combustibile; il riciclo di materie prime, il trattamento di siti contaminati e lo sviluppo di processi industriali a basso impatto ambientale; lo sviluppo di processi industriali compatibili con l’ambiente; la sostituzione di elementi critici in materiali per applicazioni ottiche e in dispositivi microelettronici.
Oltre all’ambito strettamente scientifico, Vedda segnala il coinvolgimento anche negli aspetti economici e sociali. In campo economico, con lo studio dell’andamento economico-finanziario del settore estrattivo italiano delle materie prime non energetiche, l’identificazione delle problematiche produttive e di approvvigionamento dei minerali critici e di processi autorizzativi efficienti nel rispetto della sostenibilità ambientale, e l’individuazione di metodologie per la pubblicazione e la diffusione di dati sull’utilizzo e il riciclo di materie prime in diversi ambiti industriali italiani.
«Quanto al campo antropologico e sociale, l’attenzione sarà rivolta a tematiche che riguardano le strategie di comunicazione con la popolazione e i risvolti sociali e culturali delle attività minerarie, della produzione della gomma e della filiera del legno, delle strategie di utilizzo, di recupero e riciclo di materie prime critiche sul territorio italiano».
Il vero punto di forza di RawMatTERS, secondo Anna Vedda, è comunque lo sviluppo a livello imprenditoriale della ricerca focalizzata sulle materie prime attraverso l’alta formazione e la creazione di brevetti e start-up: «Vogliamo creare dei ricercatori-imprenditori con una sensibilità ambientale e una coscienza del risparmio, per implementare e rafforzare la collaborazione a due vie tra il sistema universitario e quello industriale, alimentando un circolo virtuoso».