E’ un sostenitore dell’eutanasia, ma giura che in questo suo pensiero non centra niente. E’ solo che 75 anni è l’età giusta per smettere di vivere. A dire così Ezekiel Emanuel, direttore del Dipartimento di Bioetica Clinica presso l’Istituto Superiore di Sanità degli Stati Uniti, come ha scritto recentemente in un articolo pubblicato dal sito The Atlantic. Ma come fare a morire a quell’età senza ucciderso? Semplice, spiega lo studioso: “riduzione delle visite mediche al minimo, rinunciare ai vaccini, ai test medici e in caso di cancro o di altre malattie pericolose per la vita, rifiutare le cure”. Non è un suicidio ribadisce. In sostanza, spiega, a quell’età, che cadrebbe nel 2032, si è fatto tutto quello che si deve fare nella vita: “Io ho amato e sono stato amato. I miei figli saranno più grandi e vivranno in Ecuador. Ho assistito alla nascita dei miei nipoti. Morire a 75 anni non sarà una tragedia“. Anche professionalmente, dice, in fondo a quell’età si è fatto tutto. In più si eviterà di decadere e soffrire fisicamente. Emanuel sottolinea poi la presenza nella società di oggi di un tipo di mitologia, quella che definisce “l’immortale americano”, la tendenza cioè a prolungarsi la vita il più possibile con diete, cure mediche, lifting vari, insomma il mito dell’eterna giovinezza che poi nasconde la paura di morire e di invecchiare. Per Emanuel, poi, “la salute pubblica negli ultimi 50 anni non ha rallentato il processo di invecchiamento ma ha rallentato il processo di morte”. Inoltre, dice ancora, si pone il problema “della creatività”: “impossibile o comunque difficile generare nuovi pensieri creativi”. Concludendo così: “Voglio che i miei figli mi ricordino al meglio, attivo, vigoroso, vivace, intelligente, entusiasta, divertente, caldo, amorevole, non curvo e indolente, smemorato e ripetitivo”.