Fino ad oggi si è spesso creduto, erroneamente, che una delle maggiori minacce naturali per l’intera civiltà umana fosse rappresentata dagli asteroidi e dalle comete. Gli scienziati della Nasa, tuttavia, sono giunti ad un’altra interessante conclusione che chiamerebbe in causa i super vulcani. Nel mondo, come rivela un reportage realizzato dalla Bbc, sono circa 20 i super vulcani attualmente studiati dagli esperti, le cui eruzioni distruttive si manifestano in media ogni 100 mila anni. Una della maggiori minacce derivanti dalle eruzioni è rappresentata dalla potenziale carestia a causa di un prolungato inverno vulcanico che non permetterebbe alle civiltà di avere sufficiente cibo per sfamare la popolazione attuale. Secondo una stima delle Nazioni Unite del 2012, infatti, le riserve alimentari di tutto il mondo basterebbero solo per 74 giorni. Ecco allora che dopo un recente articolo dello scorso giugno sull’argomento, un gruppo di ricercatori della Nasa ha deciso di riunirsi e di cercare di capire cosa si possa fare per evitare queste possibili minacce le quali potrebbero riguardare non solo il super vulcano che si trova sotto il Parco Nazionale di Yellowstone, negli Usa, ma anche la pericolosa area vulcanica dei Campi Flegrei, nel golfo di Pozzuoli, poco distante da Napoli, considerato tra i super vulcani che più spaventano gli esperti.
POSSIBILE SOLUZIONE DELLA NASA
Ma quale potrebbe essere, in concreto, la soluzione per far fronte ai super vulcani? Secondo gli scienziati della Nasa, la più logica sarebbe raffreddare le pericolose minacce. Nel caso del super vulcano di Yellowstone, questo rappresenta un enorme generatore di calore equivalente a sei centrali elettriche industriali. Esso scarica attualmente circa il 60-70% del calore che sale dall’alto nell’atmosfera attraverso l’acqua che penetra nella camera magmatica dalle crepe presenti. Il resto si fonde all’interno del magma permettendo lo scioglimento dei gas volatili e delle rocce circostanti. Quando questo calore raggiunge una certa soglia l’eruzione esplosiva diventa inevitabile. Se si potesse estrarre il calore però, lo scoppio non avverrebbe. Secondo gli esperti della Nasa, dunque, eliminando il 35% del calore il super vulcano di Yellowstone non rappresenterebbe più una minaccia. Ma come sarebbe possibile ciò? Una soluzione sarebbe aumentare la quantità di acqua nel vulcano ma in concreto l’idea incontrerebbe il parere contrario dei politici quasi certamente non disposti a finanziare una simile iniziativa. L’acqua rappresenta una grande risorsa in tutto il mondo ed in molte zone anche una enorme mancanza. Il suo utilizzo massiccio per raffreddare un super vulcano apparirebbe come un’ipotesi assai controversa.
I LIMITI DEL PIANO
La Nasa ha così messo a punto una possibile soluzione alternativa: per estrarre calore dal super vulcano potrebbe essere utile perforare fino a 10 km nello stesso e poi pompare acqua ad alta pressione la quale risalirebbe ad una temperatura di circa 350C raffreddando lentamente. Un investimento simile pari a circa 3,46 miliardi di dollari potrebbe perfino convincere i politici. “Attraverso la perforazione in questo modo, potrebbe essere utilizzato per creare un impianto geotermico, che genera energia elettrica a prezzi estremamente competitivi di circa $ 0,10 / kWh”, ha spiegato Brian Wilcox del Nasa Jet Propulsion Laboratory del California Institute of Technology. L’esperto sottolinea come il maggiore beneficio a lungo termine sia quello di impedire una futura eruzione del super vulcano che potrebbe devastare l’intera umanità. Nel caso del super vulcano degli Stati Uniti però, sebbene possa rappresentare una soluzione attuabile, forse richiederebbe migliaia di anni prima di portare ad un raffreddamento apprezzabile. Ma questo sembra essere al momento anche l’unico piano per evitare una catastrofe nel lungo periodo e che potrebbe essere applicato anche ai nostri Campi Flegrei.