Le recenti scoperte sulla golosità di certo regalano alla scienza dei passi da gigante in avanti e potrebbero risolvere davvero molti problemi legati a diverse patologie che hanno a che fare con l’alimentazione. Pare infatti che chi è goloso accumuli meno grasso, una risposta che sorprende anche chi ha fatto lo studio nell’Università di Exeter nel Regno Unito perché questa cosa va davvero al di fuori di ogni logica. Questa felice intuizione però potrebbe essere determinante nello studio di nuovi farmaci e cure per superare problemi che con l’alimentazione hanno molto in comune e cioè l’obesità e il diabete. Sono diversi i modi per intervenire rapidamente, di certo è molto importante cercare di tenere queste patologie sotto controllo perché potrebbero rapidamente ripercuotersi anche su organi molto importanti come cuore e cervello. (agg. di Matteo Fantozzi)
PREDISPOSIZIONE GENETICA
Chi ama i dolci tende ad accumulare meno grasso: la scoperta è stata fatta dai ricercatori dell’Università di Exeter nel Regno Unito, gli stessi che l’anno scorso hanno scoperto la variazione del gene FGF21 legata alla passione sfrenata per i dolci. I risultati dello studio, pubblicati sulla rivista Cell Reports, hanno sorpreso gli stessi ricercatori, del resto contraddice un po’ il comune intuito. «Ma è importante ricordare che questo è solo un piccolo pezzo del puzzle che descrive le connessioni tra la dieta e il rischio di obesità e diabete», ha dichiarato Niels Grarup dell’Università di Copenaghen, che ha preso parte alla ricerca. Lo studio ha mostrato che gli effetti secondari correlati alla variazione del gene sopracitato non sono tutti positivi la sua mutazione è associata anche ad una pressione sanguigna leggermente più alta, anche se di poco, e a una maggiore tendenza a concentrare il grasso nella zona addominale.
DOLCI, CHI LI AMA ACCUMULA MENO GRASSO MA…
La scoperta realizzata dal team di ricercatori guidati da Timothy Frayling sarà importante per studiare e sviluppare nuovi farmaci e trattamenti per diabete e obesità. «Siamo rimasti sorpresi dal fatto che la versione del gene associato al consumo di maggiori quantità di zuccheri è associata a una riduzione del grasso corporeo», il commento di Frayling. D’altra parte, anche se c’è una minora percentuale di grasso corpoeo, quello rilevato si concentra soprattutto nella parte addominale invece che su glutei, cosce e fianchi, ed è dunque potenzialmente più dannoso per la salute. «Siamo certi che i nostri risultati siano accurati. Circa il 20% della popolazione europea presenta questa predisposizione genetica», ha spiegato Niels Grarup, come riportato dall’Ansa. I ricercatori hanno studiato una grande quantità di dati, che comprendono campioni di sangue, questionari sulle abitudini alimentari e campioni di Dna di oltre 450mila persone registrare in un grande database britannico, la Biobank.