La marijuana non sarà più considerata una droga dalle organizzazioni sanitarie? E’ quanto sperano i rappresentanti di Associazione Coscioni, Società della Ragione, Forum Droghe e la Fondazione DRCNet presenti con la rappresentanza di Marco Perduca ex senatore radicale, nei giorni scorsi alla sessione aperta della Commissione esperti della dipendenza da droga dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che si è tenuta a Ginevra. Il dibattito è il solito: la cannabis non dà dipendenza, è salutare come uso medico e altri luoghi comuni. Attualmente la marijuana è ancora inserita nella Tabella I (altamente additiva e soggetta ad abuso) e nella Tabella IV (sostanze incluse nella Tabella I raramente utilizzate nella pratica medica) della Convenzione Unica sugli stupefacenti del 1961. Secondo l’Associazione Coscioni l’inserimento fatto nel 1961 nella tabella delle droghe non fu fatto con valutazione scientifica mentre oggi l’uso medico che se ne fa dimostra che va depennata da tale tabella. Per arrivare a ciò bisognerà avviare un cammino di valutazioni chimiche, farmncologiche, tossicologiche, epidemiologici e eventuali usi terapeutici della pianta.
LA DEPENALIZZAZIONE DELLA CANNABIS
Non ci vorrà molto per il depennamento, visto che già oggi l’Omes considera che il CBD puro, il cannabidiolo, “non è noto per creare dipendenza, e non ci sono prove di problemi relativi alla salute pubblica associati all’uso del CBD puro. Secondo il resoconto finale redatto degli esperti dell’OMS sulla base della letteratura scientifica che era stata utilizzata per la sessione sulla cannabis, è stato dimostrato che il CBD, in alcuni casi, cura l’epilessia”. Come ben si sa, la posizione dei cosiddetti “proibizionisti” consiste però di riflessioni ben più serie al di là degli effetti stessi: fumare marijuana soprattutto in giovane età provoca ritardi e danni al cervello, mancanza di impegno scolastico e gravi danni anche mortali in caso si guidi sotto effetto. Inoltre spesso è solo trampolino di passaggio verso sostanze più forti, perché considerata dai giovani come “cultura dello sballo”, e la richiesta di sballo dopo i blandi effetti della marijuana richiede sostanze stupefacenti sempre più forti. Anche l’OMS riconosce che “il THC può provocare disorganizzazione concettuale, pensiero frammentato, sospettosità, delusioni paranoiche e grandiose e distorsioni percettive”. Perduca ha comunque dichiarato che presto verrà chiesto al governo di prendere posizione sull’argomento.