Lo sciopero di Landini occupa strade e stazioni ma forse era meglio cambiare obiettivo senza danneggiare chi non c’entra con le colpe di Israele
Blocchiamo tutto! Anche la possibilità di esprimersi a chi non è d’accordo su tutto?
A proposito dell’orrore per quello che sta accadendo da mesi a Gaza e sulla denuncia di chi poteva intervenire e non l’ha fatto, credo che sia d’accordo almeno il 90 per cento degli italiani, ebrei compresi. Sull’iniziativa della Flotilla, una volta chiarito che il suo scopo principale non era quello umanitario (altrimenti gli aiuti sarebbero stati consegnati in altro modo) ma politico, si può anche dissentire.
È certo, ed evidente, che oggi il governo di Israele stia infrangendo il diritto internazionale in molti modi, anche più gravi dell’occupazione di acque non sue, ma forse in questo momento, una volta denunciata la violazione del diritto internazionale e l’assenteismo di chi doveva farlo rispettare, non era proprio il caso di complicare trattative di pace, che pur condotte tra mille contraddizioni sembrano l’unica possibilità, per ora, di far finire il massacro. E uno spiraglio, ieri, si è aperto.

Quanto poi alle manifestazioni pro-Pal scatenatesi dopo il fermo della spedizione navale, chiunque può chiedersi perché vanno contro le nostre strutture, in particolare quelle dei trasporti, e quale danno da questo può derivare a Netanyahu. Forse se al posto di occupare stazioni e autostrade si fosse reso difficile, non impedito, l’accesso ai consolati israeliani, questo sarebbe stato più significativo….
Se poi il signor Landini ha voluto rompere gli indugi e presentarsi come il vero leader della sinistra unita lo dica apertamente innanzitutto alla Schlein e a Conte, evidentemente scavalcati dall’iniziativa.
Le cronache dei giornali e delle televisioni non ci informano di prese di posizioni di studenti dissidenti nelle aule universitarie. Gli è stato impedito di esprimersi o non avevano nulla da dire.
Personalmente, la cosa in entrambi i casi mi dispiace molto, perché qualche comunicato stampa non può sostituire un tentativo di presenza nell’ambiente, che spesso è costato caro ai loro predecessori. O tempora o mores.
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