Scontri da guerriglia urbana, vandalismo e gravi disagi hanno segnato la giornata di sciopero per Gaza indetta dai sindacati di base

Arriva l’autunno meteorologico che naturalmente trascina con sé anche l’autunno caldo sindacale. Venerdì è scesa in piazza la Cgil, ieri a scatenare il caos soprattutto nelle grandi città e tra i pendolari sono stati i sindacati di base che hanno proclamato uno sciopero generale di 24 ore dei trasporti.

In entrambe le giornate, la motivazione era manifestare solidarietà ai palestinesi. A Milano davanti alla Stazione Centrale sono scoppiati tumulti da guerriglia urbana, con i dimostranti che hanno preso a sassate il cordone di polizia schierato a difesa dei viaggiatori in transito: 60 gli agenti feriti. A Bologna invasa e bloccata l’autostrada A14. A Torino bruciato uno stendardo con la foto della Meloni assieme a Netanyahu. A Firenze lancio di sassi contro la Leonardo, colosso industriale e tecnologico nel settore della difesa. A Napoli binari occupati e blocco della circolazione ferroviaria. Niente male come bilancio di iniziative per chiedere pace, disarmo e nonviolenza.



La sinistra sindacale tenta così di forzare la mano al Pd di Elly Schlein. La Cgil di Landini vuole condizionare il maggiore partito della sinistra, le sigle di base dei lavoratori lanciano segnali al populismo grillino. Il messaggio è semplice: non è necessario avere numeri maggioritari per creare scompiglio e indurre la controparte a piegarsi. La violenza verbale degli ultimi giorni in Parlamento conferma che a sinistra si stanno alzando i toni contro il governo Meloni.



Giorgia Meloni, presidente del Consiglio (Ansa)

In serata, dopo che la premier ha parlato di “violenze indegne” invitando gli altri leader di partito a prendere le distanze dalla guerriglia urbana, la Schlein ha condannato la devastazione di Milano e il ferimento degli agenti, ma precisando che la violenza di “poche decine” di persone non copre il fatto che altre decine di migliaia hanno manifestato pacificamente.

Dunque, la segretaria del Pd non rinnega l’asse con l’ala sindacale. Il prezzo di questa saldatura è però la rinuncia a una posizione seriamente interessata a fare cessare le ostilità. Dopo il 7 Ottobre, la Schlein è stata a lungo silenziosa. La svolta mediatica è avvenuta la scorsa primavera, quando l’intento di Israele è diventato sempre più difficile da negare e la richiesta di pace si è accompagnata ad attacchi costanti contro gli USA e la Meloni. Un uso strumentale dell’emergenza creata da Israele a Gaza.



E mentre accusava il governo italiano di non fare nulla di concreto per arrivare al cessate il fuoco, nemmeno il Pd ha imboccato con decisione la strada della diplomazia. Oggi, per esempio, al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite si apre il dibattito generale ad alto livello nell’ambito dell’ottantesima sessione dell’Assemblea generale dell’Onu. Ma invece che a questi colloqui, la Schlein preferisce affidarsi alle sigle sindacali. Con doppio bersaglio: Israele e la Meloni.

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