SCUOLA/ “Ahmed, e se l’Iliade fosse un po’ come giocare a calcio?”

- Gianni Mereghetti

Quel giorno, al centro di aiuto allo studio, Ahmed aveva detto di dover sapere tutta l'Iliade per il giorno dopo. Ne era nato un confronto stimolante

scuola portofranco 3 portofrancoumbria1280 640x300 (foto portofrancoumbria.org)

“Devo sapere tutta l’Iliade” aveva detto Ahmed a Riccardo, il giovane universitario che era lì al Centro di aiuto allo studio per aiutarlo in italiano.

“Per quando?”

“Per domani!” aveva risposto Ahmed, con assoluta naturalezza.

“Non ti sembra un po’ impossibile fare tutta l’Iliade per domani? Non potevi venire prima?” aveva reagito Riccardo di fronte a quella richiesta che lo aveva spiazzato. “Ma cosa devi sapere in particolare? Cosa ti ha spiegato la prof?

“Boh! Non lo so” aveva risposto impacciato Ahmed.

“In classe ci sei tu! Se mi dici cosa ha spiegato la tua prof ti posso aiutare.”

“Be’, sì, ha letto dei brani, il proemio, l’ira di Achille e poi ha parlato di Ettore, del duello, della sua morte. Mi ricordo questo.” Ahmed era parecchio in difficoltà, era evidente che in classe non era presente se non a sprazzi molto rarefatti.

“Ti piace andare a scuola?” aveva d’improvviso chiesto Riccardo, saltando via l’Iliade.

“Sì, però…” Ahmed non sapeva cosa rispondere a quella domanda, poi sinceramente aveva detto che non gli piaceva andare a scuola perché non capiva cosa gli servisse. “Ad esempio, perché studiare l’Iliade?” aveva chiesto stavolta Ahmed a Riccardo, ribaltando la domanda.

“Che cosa ti piace fare?” Riccardo non aveva accettato di dovergli rispondere, lo aveva incalzato con una nuova domanda.

“Giocare a calcio!” aveva risposto spontaneamente Ahmed.

“Che ruolo giochi?”

“Mezzala!”

“E riesci a giocare bene la palla?”

“Sì, certe volte sono proprio contento di come gioco.”

“Perché?” aveva ridomandato Riccardo non mollando la presa.

“Perché?” aveva reagito Ahmed “Perché, perché, perché?”

“Sì, perché ti piace giocare a calcio. Prova a pensarci un attimo.”

“Direi che nel calcio mi esprimo, è un gioco che mi esalta.”

“Anche quando perdi?”

“Be’, quando perdiamo sono un po’ arrabbiato, poi mi passa. Ma anche quando perdo io riesco a divertirmi. Perché mi fai queste domande? Cosa c’entrano con l’Iliade?”

“C’entrano, c’entrano, prova a pensarci.”

“No, non capisco, a me piace giocare a calcio, ma l’Iliade proprio no!” aveva reagito Ahmed, guardando Riccardo con tono interrogativo.

“E se nell’Iliade, anche nell’Iliade, ci fosse qualcosa che ti riguarda, che può darti soddisfazione, proprio come succede quando giochi a calcio” Riccardo aveva portato la domanda al livello forse più profondo.

“Non saprei, vediamo se lo trovo questo contatto, dimmelo tu che lo sai, se lo sai” aveva replicato Ahmed, tentando di riportare la domanda a Riccardo.

“Eh no. Come quando giochi cerchi il modo migliore per smarcare il tuo centravanti, così prova di trovare il modo migliore per entrare nell’Iliade. E se Omero avesse qualcosa di vero da dirti?” Riccardo aveva rilanciato il ragazzo, poi gli aveva detto di aprire il libro e avevano cominciato leggendo il proemio. Ahmed non sapeva rispondere, però si era messo a leggere con una certa curiosità e tra sé e sé pensava “chissà se trovo davvero il segreto di quest’Iliade…”.

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