Francesco si è accorto di essere dislessico quando ormai stava finendo la scuola. Aveva sempre fatto fatica a leggere, a ripetere, a memorizzare, fin quando non ha cominciato a prendere come un indizio la sua facilità ad apprendere gli stessi contenuti tramite i video. Non ci aveva pensato prima, questo millennial ovviamente a suo agio nella civiltà delle immagini. Né, a quanto pare, l’avevano ipotizzato i suoi insegnanti, che per sedici anni – dall’asilo al liceo – lo hanno avuto davanti agli occhi. Quello studente infantile, tra l’altro, disegnava sui banchi: chissà se si comportano così anche a casa loro, avranno mormorato.
SCUOLA/ In classe senza telefonino: non basta un divieto per rispondere alla vera domanda dei ragazzi
Nessuno aveva sospettato – neppure lui, a dirla tutta – che in lui si celasse un’inclinazione da fumettista, e che dopo il liceo avrebbe scelto di imparare sul serio il mestiere del disegnatore. E per una lunga strada tutta sua, passando da YouTube agli audiolibri, ha ripreso perfino in mano quei libri che non facevano per lui: ha cominciato a leggere, ma per i fatti suoi, a liceo terminato. Sedici anni negli stessi metri quadri, e nessuno ha saputo spiare, dietro la scorza delle insufficienze e del suo mondo, la dislessia e il fumetto, le potenzialità e i desideri.
Esame di avvocato, c’è bando per sessione 2024-25/ Modalità confermate: prova scritta e orale in tre fasi
Era lì, e non ce ne siamo mai accorti. Come abbiamo fatto? Cos’altro ci distraeva da lui? È che dovevamo spiegare, e anche interrogarlo, e a volte accompagnarlo a qualche iniziativa. E le lettere per informare la famiglia, poi le ore di Alternanza. Tutto in regola, coscienziosamente. Solo che lui, nei nostri radar, non rientrava. Affinché ci fosse, saremmo dovuti scendere dalla cattedra, e non solo girare tra i banchi. Avremmo dovuto possedere una differente teoria dell’essere umano.
La teoria – ci insegna la lingua greca – è una capacità di vedere. L’alunno che abbiamo davanti è uno sconosciuto, non qualcosa che sappiamo già. È “una terra / che nessuno ha mai detto”, scriverebbe Pavese. Davanti a noi non c’è una classe, ma venticinque persone, venticinque storie. E l’insegnante non si trova in aula per insegnare, ma perché venticinque persone imparino. Perciò non può avere la coscienza a posto perché ha fatto la sua lezione; al contrario non può stare tranquillo finché venticinque persone non hanno imparato. Il che significa, di fatto, finché venticinque persone non hanno iniziato a scavare il solco per diventare se stessi: perché nessuno impara davvero fin quando non inizia a scoprire se stesso.
Roma, Valditara su professore accusato di razzismo "Ex Pd e antifascista"/ Ascani: "Uscita da militante Lega"
Per questo si tratta di metterci a fianco dei nostri studenti. Prendere la gomma, cancellare, riscrivere. Preoccuparci, anziché delle griglie dietro cui ci illudiamo di nascondere la mano, di portare indietro i compiti in fretta (il giorno dopo, se possibile), con un giudizio personalizzato che contenga una diagnosi e una prognosi. Fare come con i figli: sederci accanto, con pazienza. Ascoltarli quando leggono, perché può darsi che non sappiano leggere. Aspettare che muovano per primi i passi, che cerchino le parole per comprendere senza che se le trovino già pronte, che balbettino le loro interpretazioni senza essere imbeccati. Non lasciarli andare a ripetizione: la ripetizione dobbiamo offrirgliela noi, portandoci a casa venticinque quaderni, rispondendo colpo su colpo alle mail, e la sera lavorando sul pratico anziché sederci a vedere un film. Concepirci come istruttori di nuoto, che insegnano a nuotare e non lasciano le famiglie nell’imbarazzo di dover rimediare privatamente dopo aver lasciato la figlia tutte le sante settimane in una piscina.
Roma, Valditara su professore accusato di razzismo "Ex Pd e antifascista"/ Ascani: "Uscita da militante Lega"
Succede troppo spesso – ci ha avvertito ancora Pavese – che “chi ha, come si dice, studiato, chi si muove agilmente nel mondo della conoscenza e del gusto, chi ha il tempo e i mezzi per leggere, troppo spesso è senza anima, è morto all’amore per l’uomo, è incrostato e indurito nell’egoismo di casta. Mentre chi anelerebbe, come anela alla vita, a questo mondo della fantasia e del pensiero, quasi sempre è ancor privo dei primi elementi: gli manca l’alfabeto di qualunque linguaggio, non gli avanzano tempo né forze o, peggio, è traviato da una falsa preparazione” (Leggere). L’anima e il linguaggio: non una senza l’altro. Ne conosco troppi a cui l’anima esploderebbe, se solo avessero le parole: possiamo metterci affianco a loro a tradurre, ad aspettare il tempo in cui sboccia inattesa una scrittura? ci interessa quel potenziale sommerso?
Roma, Valditara su professore accusato di razzismo "Ex Pd e antifascista"/ Ascani: "Uscita da militante Lega"
In mezzo al deserto scorgeremo parecchie ginestre, se dovessero accorgerci che le nostre materie c’entrano con loro, proprio con i problemi che li inchiodano e per cui non c’è mai spazio: a casa non è il luogo adatto, con gli amici non è il momento giusto, a scuola non ci andiamo mica per fare gli psicologi. E io? Quando tocca a me? L’anima di ciascun alunno attende, acquattata dietro ogni sonetto e verifica, uno sguardo che ancora non sa, il prodigio raccontato in una vecchia canzone d’amore di Gino Paoli: “non mi sembrava possibile che tra tanta gente che tu t’accorgessi di me”.
Roma, Valditara su professore accusato di razzismo "Ex Pd e antifascista"/ Ascani: "Uscita da militante Lega"