Oggi al Meeting di Rimini ci sarà il primo dei cinque appuntamenti dedicati alle esperienze di innovazione scolastica
Il primo dei cinque appuntamenti dedicati alle esperienze di innovazione scolastica che il Meeting di Rimini propone quotidianamente nell’edizione 2022 è fissato per oggi alle 13:00 in Sala A2 – Open Fiber, ed è dedicato al tema della “Scuola come ambito di accoglienza e di inclusione”.
La natura di questi appuntamenti è quella di incontrare ogni giorno alcune esperienze didattiche che sono in atto in varie scuole d’Italia, da Biella a Caltanissetta, a Reggio Emilia. Esperienze dove la sfida dell’accoglienza e dell’inclusione è acuita da situazioni in cui docenti e dirigenti scolastici sono chiamati a rispondere ai bisogni educativi di allievi disabili o portatori di disagi dovuti a immigrazione o a difficoltà famigliari.
Ma non solo, perché quella dell’accoglienza e dell’inclusione è una sfida che non è destinata a rimanere relegata nei confini della disabilità o dell’immigrazione, ma connota profondamente ogni dinamica educativa, qualsiasi sia la condizione fisica, sociale e culturale dei figli o degli allievi ci stanno di fronte.
Ogni educatore, infatti, nell’attuale contesto sociale e culturale, sia esso genitore, insegnante o altro, deve fare i conti con una mentalità che tende a imprigionare il “valore” del figlio o dell’allievo in determinati schemi di riuscita, di benessere o di “normalità”. È a questo livello che la dimensione dell’accoglienza risulta particolarmente drammatica e urgente.
Ogni allievo/figlio, infatti, ha bisogno di essere accolto e “valorizzato”, ha bisogno di trovare il proprio “valore” originale e unico. Un bisogno che può nascondersi a volte sotto una sorta di apatia, a volte sotto un comportamento irrequieto, talvolta perfino aggressivo, salvo rare eccezioni è nascosto un animo animo fragile.
Sempre più spesso, infatti, i nostri figli/allievi si portano addosso i sintomi di quell’epidemia che contagia il tessuto sociale in cui viviamo, quella sorta di nichilismo che ha come conseguenza la perdita del gusto del vivere, che fa dire e pensare che tutto sia niente e, soprattutto, che “io sono niente”.
Per chiunque vive una dinamica educativa è facile imbattersi nei sintomi di questa perdita di energia, di capacità di libertà che Luigi Giussani aveva acutamente delineato: “È come se i giovani di oggi fossero tutti stati investiti dalle radiazioni di Chernobyl: l’organismo, strutturalmente, è come prima, ma dinamicamente non è più lo stesso. (…) Ciò che ci circonda, la mentalità dominante, la cultura invadente, il potere, realizza una estraneità da noi stessi: è come se non ci fosse più nessuna evidenza reale se non la moda”.
Ed è proprio questa fragilità di cui sono vittime i nostri figli/allievi l’origine di un diffuso disimpegno personale e sociale, il diffondersi delle crisi d’ansia, una certa attrazione per la violenza e una facilità a muoversi in una logica di “branco” o perfino di “gang“.
Eppure proprio questi ragazzi quando incrociano “maestri” che sanno fare il loro mestiere, scommettono su di loro e li guidano con passione a mettere le mani in pasta, rivelano un’energia e una creatività inaspettate. Può accadere in loro qualcosa di straordinario che assomiglia allo sbocciare della vita: riscoprono il valore delle cose, della realtà e, soprattutto, ritrovano la stima di sé. Questa scoperta mette in moto il desiderio di esprimersi e nel tempo trasforma i loro volti, fa affiorare dei sorrisi in cui si intravede una nuova, inaspettata fiducia.
Ogni padre e madre, ogni educatore sa che il momento in cui accade questo miracolo vale la fatica e i sacrifici di una vita.
Le esperienze che saranno presentate al Meeting sono nate in situazioni di emarginazione, o di disabilità, o proprio di quel diffuso disagio che caratterizza il contesto attuale e vedono protagoniste delle persone che non si sono arrese alle difficoltà dell’emergenza educativa, che si sono messe al lavoro con passione per aiutare i figli/allievi a loro affidati in qualsiasi condizione personale e sociale a non rinunciare al valore unico e irripetibile del loro “io” così da poter percorrere con coraggio e libertà la strada della loro vita.
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